(9Colonne) – Roma, 6 giu – “Ci fa molto piacere apprendere dall’Unione petrolifera che il prezzo industriale della benzina in Italia, tra gennaio e maggio, è aumentato meno che in altri Paesi dell’Unione europea. E’ senz’altro una notizia positiva, ci mancherebbe altro. Peccato che, nello stesso periodo, a fronte di un aumento del prezzo del petrolio, espresso in dollari, dell’8,5 per cento, il prezzo della benzina in Italia sia aumentato del 16,7 per cento, senza parlare del fatto che in realtà l’aumento del prezzo del petrolio è stato solo del 4,1 per cento, se consideriamo il prezzo in euro”. Così il sottosegretario dell’Economia, Alfiero Grandi, in risposta a una dichiarazione in cui l’Unione degli imprenditori del settore accusava il politico di “non avere grande dimestichezza con il mercato petrolifero”. “E’ anche vero – prosegue Grandi – che l’aumento medio del prezzo della benzina, registrato nei Paesi dell’Ue appartenenti all’area dell’euro, è stato, nel periodo, pari al 22,2 per cento, ma è altrettanto vero che il prezzo della benzina, in Italia, è ancora più alto del 2,4 per cento rispetto alla media osservata negli stessi Paesi, ed è, inoltre, più alto del 5,5 per cento nei confronti di quello praticato in Francia, e del 6,3 per cento di quello della Germania”. Per quanto riguarda, infine, gli aspetti fiscali legati ai carburanti, Grandi afferma di voler sgomberare il campo “dall’erronea informazione che vorrebbe attribuire ad uno Stato “speculatore” la colpa principale degli aumenti di prezzo, distogliendo, in tal modo, l’attenzione dalla vera anomalia del mercato italiano dei carburanti: un prezzo troppo alto per mancanza di reale concorrenza”.
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