Società

SISTEMA VALUTARIO: «NON E’ L’EURO L’ALTERNATIVA»

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – «Stiamo entrando in un periodo d’instabilità finanziaria»: parola di Joseph Stiglitz, premio Nobel 2001 per l’Economia, intervenuto ieri a Vienna all’European Colloquia, organizzato da Pioneer Investments (Sgr di Unicredit).
«Credo sia necessario ripensare gli equilibri valutari mondiali – sostiene Stiglitz – Per secoli tutto è ruotato intorno all’oro. Poi intorno al dollaro. Un sistema che ora sta scricchiolando». Anche in America, dunque, non passano inosservate le considerazioni di Paesi, quelli dell’area Opec su tutti, sul ruolo del dollaro come principale moneta di fatturazione del petrolio e, soprattutto, prima riserva valutaria. «L’alternativa euro – ribatte l’economista – credo possa produrre sola nuova instabilità. Una soluzione preferibile potrebbe essere l’adozione di un modello multilaterale, meglio se orchestrato dall’Fmi».

Mercato super-volatile. E con news gratis, certamente non guadagni. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER

Stiglitz torna quindi agli special drawing rights che proprio il Fondo monetario istituì nel ’69 a supporto degli accordi di Bretton Woods. Avrebbero dovuto emergere come importante riserva valutaria, ma il loro utilizzo nelle transazioni internazionali non è mai decollato. Ma sono stati in molti, nel tempo, a sottolinearne la validita. Anche George Soros vi dedicava ampio spazio nel suo On Globalization. Senza contare che, «sebbene il focus principale di un modello multilaterale – aggiunge Stiglitz – non possa che essere quello della stabilità finanziaria, potrebbe anche profilarsi come strumento di supporto alle economie emergenti». Restano irrisolti i problemi interni all’economia Usa, perché «la debolezza del dollaro, fa sì che l’America importi inflazione – sottolinea Stiglitz – soprattutto dall’Europa. Senza contare gli effetti sul livello dei prezzi dovuti all’attuale spolvero del petrolio». Per altro, sono in molti a credere che i grandi esportatori di greggio abbiano interesse nel mantenere i livelli attuali di prezzo, proprio per il minor potere d’acquisto della divisa Usa sui mercati valutari.

«Se poi lo yuan venisse rivalutato – conclude – verrebbe importata ancora maggiore inflazione. D’altro canto, in questo momento, solo attraverso la debolezza del dollaro si può sostenere l’economia, grazie al vantaggio che ne traggono le grandi multinazionali sul mercato globale».

Copyright © – Finanza&Mercati. Riproduzione vietata. All rights reserved

parla di questo articolo nel Forum di WSI