Economia

Sicilia alla deriva: sprechi ed evasione alle stelle

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Un’ isola del Bengodi. Con soldi pubblici. E’ un quadro devastante quello che sta venendo fuori negli ultimi giorni sull’isola del Sud Italia. Qualche giorno fa l’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, davanti alla Commissione parlamentare Antimafia presieduta da Rosy Bindi aveva dato numeri da paura, affermando che tutti gli appalti in Sicilia sono irregolari e che negli ultimi 10 anni nell’isola non sono stati riscossi 52 miliardi di euro, persino i deputati regionali sono debitori per milioni.

Fiumefreddo aveva poi aggiunto che all’atto del suo insediamento, Riscossione Sicilia, che avrebbe dovuto incassare 5 miliardi e 700 milioni l’anno, riusciva ad incassare solo 480 milioni ovvero l’8% di quanto avrebbe dovuto riscuotere; ora quella percentuale è salita al 14% «ma siamo lontanissimi da quella che dovrebbe essere la raccolta vera». E la percentuale dell’8% diventava ancora più scandalosa man mano che si saliva di reddito: per chi dichiarava più di mezzo milione di euro la riscossione era ferma al 3,66%.

A queste cifre già di per se’ spaventose, se ne aggiungono altre, evidenziate da un reportage del Giornale, in cui si evidenzia un intero sistema di illegalità e compiacenze. Come il caso dei “ventitremila forestali, arruolati periodicamente da politici a caccia di voti. Secondo una relazione presentata dalla Corte dei conti regionale, costano 250 milioni di euro l’anno”.

Non basta.

“A causa di un accordo sindacale, dal 2002 a oggi seimila addetti all’antincendio si sono visti rimborsare trasferte, anche di pochi chilometri, per ulteriori 40 milioni. La macchina pubblica è elefantiaca, malgrado la riduzione dei costi raggiunta grazie a una pioggia di pensionamenti. Nel 2016 la Regione ha speso quasi 600 milioni di euro per gli stipendi del personale, cento in meno dell’anno prima. Ciò nonostante, la cifra rimane sei volte superiore a quella sborsata dalla Lombardia” si legge nell’articolo del Giornale, che punta il dito anche

Si passa poi ad analizzare il  sistema di smaltimento dei rifiuti:

Che fotografa meglio di tutti il legame tra sprechi e malaffare nella regione governata da Rosario Crocetta. Quindici miliardi buttati dal 2002 a oggi, senza trovare soluzioni alternative alle discariche. Una differenziata pressoché inesistente (al dodici per cento) e l’assenza di termovalorizzatori portano nelle tasche degli imprenditori del pattume 800 milioni l’anno. Il risultato, nonostante i siciliani paghino cifre astronomiche per la gestione dell’immondizia, è il collasso del sistema. Sacchi neri per le strade, impianti stracolmi e l’ombra della mafia che avrebbe imposto assunzioni alle ditte”

Le cose non vanno meglio quando si passa ad analizzare le spese della politica:

“La Sicilia spende 18 milioni l’anno per pagare i vitalizi agli ex deputati regionali e le pensioni di reversibilità ai parenti. È una cifra più alta di quella necessaria a saldare gli stipendi annuali dei componenti dell’assemblea. Esponenti di tutti i partiti sono stati condannati dalla Corte dei conti a restituire soldi pubblici scialacquati negli anni trascorsi a Palazzo dei Normanni. L’ultimo in ordine di tempo è Francesco Musotto, ex capogruppo del Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, che dovrà restituire 589mila euro. Completano il quadro le spese per l’acquisto di «materiale informatico e tecnico» nel 2016. La Sicilia ha speso in penne e matite 1,7 milioni di euro, contro i 112 mila della Lombardia e i 640 mila della Campania”.