(9Colonne) – Saint-Louis, 5 set – Gli anziani? Forse più saggi, ma sicuramente meno spiritosi. E’ per lo meno questa la conclusione che si evince da una ricerca di due studiosi dell’università “Washington” di Saint-Louis (Missouri), pubblicata nella rivista Journal of the International Neuropsychological Society (vol. 13, n° 4, pp. 606-614). Il senso dell’umorismo, insomma, tenderebbe a scomparire – o almeno a modificarsi – con l’avanzare dell’età. Nello studio, 40 studenti e 40 persone di più di 65 anni sono state interrogate sul senso di alcune battute, barzellette e freddure. Dai risultati è emersa la differenza di approccio tra “giovani” e “vecchi” rispetto a tutto ciò che riguarda l’ironia. Il fatto è che comprendere una battuta di spirito, per i ricercatori, significa decifrare un “sistema di incongruità”, il che mette in funzione contemporaneamente la nostra capacità di ragionamento astratto, la nostra memoria a breve termine e la nostra flessibilità cognitiva. Ora, invecchiando, tali capacità finiscono invariabilmente per deteriorarsi. E’ così che un certo tipo di umorismo diventa alla fine “impenetrabile”. Del resto, una ricerca canadese del 2003, apparsa sulla stessa rivista, aveva determinato che la “risposta affettiva” degli anziani al riso è la medesima dei giovani. Ridere, insomma, piace ad ogni età, anche se la capacità di comprensione di certa ironia “complessa” pian piano sfuma.
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