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Italia, scudo anti sofferenze bocciato dagli analisti

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MILANO (WSI) – Gli analisti hanno accolto con freddezza il decreto che il governo Renzi ha varato per facilitare lo smaltimento dei crediti deteriorati in pancia al sistema bancario italiano, aspettative che hanno deluso il mercato nella seduta di ieri, al termine della quale l’indice di riferimento del comparto, il Ftse Italia Banks ha chiuso in perdita del 3,08 per cento. Le nuove regolamentazioni che dovrebbero dare la sforbiciata ai tempi del recupero crediti (“da 6-8 anni a 6-8 mesi” secondo gli annunci del premier, Matteo Renzi) non sono abbastanza incisive per rispettare le attese del mercato, soprattutto perché non saranno retroattive.

“A una prima lettura”, scrivono gli analisti di Mediobanca Securities, “si tratta di un intervento più leggero di quello atteso. Due elementi ci sembrano cruciali: la retroattività delle misure annunciare sembra essere esclusa, inoltre non ci pare compresa nel decreto il fatto che la banca sia in una posizione senior rispetto agli altri creditori di una azienda”.

Fra le novità introdotte dal decreto sono state inseriti l’allargamento patto marciano, un accordo fra le parti per la cessione del bene immobile in garanzia di un finanziamento, che diventerà efficace solo in caso di inadempimento da parte del debitore (senza passare dai tribunali); il pegno non possessorio su un bene mobile destinato all’utilizzo d’impresa, che funziona da garanzia aggiuntiva, l’imprenditore che può continuare a fruirne nel normale circuito produttivo, e, in caso d’inadempimento, la banca potrà venderlo o concederlo in locazione. E ancora: la possibilità di sostituire il curatore fallimentare che non rispetti i tempi della procedura; la riduzione dei tempi di opposizione all’esecuzione per il debitore.

“Secondo noi”, dicono da Equita Sim, “difficilmente le nuove misure ridurranno a 6-9 mesi, come auspicato dal governo, i tempi di recupero delle garanzie. Le nuove norme (e in particolare il patto non possessorio e il patto marciano) si applicano ai nuovi contratti non a quelli esistenti. Gli effetti del patto non possessorio si ottengono anche con strumenti esistenti (per esempio il leasing strumentale) per il quale si pongono gli stessi problemi di recupero del bene”.

“Il decreto così come il fondo Atlante vanno nella giusta direzione ma non ci sembrano sufficienti” aggiungono anche gli analisti di Hammer Partners.