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Scandalo Expo, tangenti per oltre due milioni a “cupola degli appalti”

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MILANO (WSI) – Lievita a oltre due milioni di euro la somma delle presunte mazzette versate o promesse alla presunta “cupola degli appalti” al centro dell’inchiesta milanese che lo scorso 8 maggio ha portato in carcere l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, l’ex funzionario del Pci Primo Greganti, l’ex senatore del Pdl Luigi Grillo, l’ex esponente dell’Udc ligure, poi passato a Ndc, Sergio Cattozzo, l’ex manager di Expo Angelo Paris e l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro.

A rivelare ai pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio che le ‘stecche’ concordate con Maltauro per le gare di Sogin e di Expo avrebbero oltrepassato i due milioni di euro è stato ieri pomeriggio Cattozzo, durante circa cinque ore di interrogatorio.

Interrogatorio il cui verbale è stato secretato, e nel quale ha anche parlato del ruolo di Grillo, di cui sarebbe stato una sorta di stretto collaboratore, confermando che l’ex senatore, che si è visto respingere dal gip Fabio Antezza la richiesta di arresti domiciliari, sarebbe stato a conoscenza del giro di tangenti di cui avrebbe anche intascato la sua quota.

Grillo, dal canto suo, durante l’interrogatorio di garanzia dello scorso 12 maggio, di fronte a una intercettazione del dicembre 2013, ha spiegato che i soldi ricevuti dall’imprenditore, che in quella telefonata aveva ringraziato “con grande enfasi”, erano un sostegno elettorale.

Da quanto è trapelato, Cattozzo, che ha fornito ai pm anche chiarimenti su alcuni dei molti documenti sequestrati nella sua abitazione genovese e che costituiscono una sorta di ‘archivio’ dell’attività illecita della “cupola”, nell’affrontare il capitolo Sogin, la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, avrebbe riferito che a Maltauro sarebbe stato chiesto dalla “cupola” l’1,5% del valore dell’appalto – pari a circa 1 milione e 350 mila euro- di cui 600mila sarebbero stati effettivamente versati.

L’imprenditore, sempre stando all’interrogatorio, avrebbe promesso altri 600 mila euro in cambio dell’appalto ‘Architetture di Servizi’ per Expo 2015. A ciò si aggiungono i 300 mila euro lordi che Cattozzo avrebbe ricevuto da Maltauro sotto forma di consulenze sospette. La cifra finale, dunque, supera di parecchio quella finora individuata e contestata dalla Procura, che si aggirava a circa 1,2 milioni di euro.

Nel faccia a faccia con i magistrati, ritenuto molto utile alle indagini, l’esponente di Ndc, che verrà riconvocato, ha anche affrontato l’appalto da 323 milioni relativo alla Città della Salute che dovrà sorgere a Sesto San Giovanni (Milano) e su cui i pm stanno scavando per individuare altri sospetti accordi.

Intanto, sempre ieri sono trapelate indiscrezioni sull’interrogatorio di garanzia di Frigerio. L’ex Dc passato poi tra le fila di Forza Italia, e con un posto da collaboratore all’ufficio politico del Ppe a Bruxelles, sempre lo scorso 12 maggio e sempre davanti al gip Fabio Antezza, non ha negato di avere intascato somme di denaro da Maltauro. Denaro che gli inquirenti hanno incasellato sotto il nome di tangenti, e che per lui invece erano solamente versamenti a titolo di “regalie” per aver curato l’attività imprenditoriale del gruppo di Vicenza.

Frigerio, inoltre, ha poi definito Cattozzo il “segretario” di Grillo raccontando che l’ex politico dell’Udc poi ‘migrato’ in Ncd, gli fu presentato proprio dall’ex senatore come il suo stretto collaboratore. Parole queste che hanno confermato la ricostruzione di investigatori e inquirenti secondo cui Cattozzo era l’uomo di fiducia di Grillo per tenere i rapporti e i contatti con le società e aziende a cui dovevano essere assegnate, secondo l’accusa, le gare d’appalto truccate in cambio di mazzette. Un’attività, secondo le indagini, che Cattozzo avrebbe portato avanti anche quando Grillo era senatore e sedeva in Parlamento. Dunque con l’interrogatorio di Cattozzo, che si aggiunge a quelli di Paris e di Maltauro, l’impianto accusatorio della Procura ne è uscito consolidato e l’inchiesta potrebbe fare passi in avanti.

Procura Milano, mai pedinato Greganti, intercettato nei pressi del Senato –

“Non è mai stato svolto alcun servizio di osservazione di polizia giudiziaria al fine di accertare l’eventuale ingresso o uscita dell’indagato, Primo Greganti, in Senato ovvero in Palazzi del Senato”. Così il capo della Procura di Milano, Bruti Liberati, risponde a Grasso che gli ha chiesto notizie sulla presenza di Greganti al Senato.

Grasso, a seguito di articoli di stampa secondo i quali gli investigatori avrebbero accertato che Greganti sia entrato in piu’ occasioni in Senato, aveva scritto al Procuratore della Repubblica di Milano richiedendo con urgenza informazioni piu’ circostanziate. In particolare, Grasso aveva richiesto “ogni utile elemento di dettaglio riguardante le date e gli orari in cui Greganti sia stato eventualmente osservato fare ingresso o uscire da palazzi del Senato e indicazioni precise di quali specifici palazzi e ingressi si tratti”. In una lettera al presidente del Senato, Bruti Liberati scrive che “alla Procura di Milano non risulta alcun ingresso di Primo Greganti in Senato, ma solo l’ intercettazione di una sua telefonata che parla in tal senso, rilevata da una cellula nelle vicinanze di Palazzo Madama”.