(Teleborsa) – Questa settimana l’attenzione dei mercati finanziari sarà catalizzata ancora una volta dalla crisi del debito irlandese, con il proseguire dei colloqui del governo con l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale per trovare un punto di incontro sul piano di salvataggio. L’entità degli aiuti, a cui parteciperanno anche la Gran Bretagna e la Svezia, non è stata ancora determinata, ma si parla di una cifra di circa 90 miliardi di euro. Intanto il governo di Dublino ha chiesto ufficialmente assistenza finanziaria. Il primo passo spetta al Paese che dovrà presentare un piano quadriennale (2011-2015) di rientro dal deficit, da 15 miliardi di euro di risparmi. Nell’ottava appena conclusa, i listini hanno mostrato una certa tenuta in attesa di sviluppi su Dublino, con gli investitori che non sono fuggiti dall’azionario come molti temevano. Sono rimasti in un limbo, invece, i mercati valutari e del reddito fisso. A dare una mano ai listini, ci ha pensato la Federal Reserve che ha riacquistato i Treasury: un’iniezione di denaro fresco, dirottato dagli operatori sull’azionario. E’ stata invece una vera e propria fuga di capitali quella che si è scatenata sulla Allied Irish Bank, una delle grandi banche finite in dissesto. Da inizio anno, infatti, sono stati ritirati 13 miliardi di euro di fondi che aveva in deposito. Quella che si sta vivendo in questo periodo è una corsa contro il tempo per salvare un paradiso fiscale regolamentato. L’appeal dell’Irlanda infatti è stato da sempre l’agevolazione fiscale, oltre all’ambiente buono e costi bassi. Molte imprese americane, europee, australiane, indiane e quant’altro, sono giunte in questa terra con il “miraggio” della mini-aliquota del 12,5%. Se si arriverà poi ad aliquote più alte, come nelle ipotesi, le multinazionali presenti da tempo nel Paese, potrebbero restare, ma a rischio sono i nuovi investimenti.
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