ROMA – Prima del divieto imposto nel Settembre 2009 dal Viminale, il poker live, quello che si giocava negli oltre mille circoli privati d’Italia – che in parte, è bene precisarlo, assomigliavano a dei famosi saloon – vantava un mercato di 400 milioni annui, frutto degli oltre trentamila tornei organizzati da Nord a Sud del Paese. Secondo i gestori delle sale, questa attività complessivamente dava lavoro a dodicimila persone, anche se non tutte (pure questo va sottolineato) erano in regola e preparate.
Nel 2013, stando a quanto contenuto nel decreto, Mille proroghe, il Texas hold’em potrà nuovamente uscire dai quattro Casinò italiani (attualmente gli unici luoghi dove ne è consentita la pratica) dando cosí una possibilità di impiego a circa 50 mila persone tra direttori di sala, organizzatori di eventi e dealer, termine che ormai ha definitivamente preso il posto dell’antico “mazziere”.
Gli esperti nel settore prevedono che, a pieno regime, nei 12 mesi successivi all’apertura delle sale il giro d’affari sarà di un miliardo e mezzo di euro – 500 mila in più rispetto alle stime elaborate dal Ministero dell’Economia – ed il 3% della raccolta entrerà nelle casse dello Stato. Soldi che saranno sottratti all’illegalità.
Se il popolo dei pokeristi si prepara a brindare, non si può dire la stessa cosa per le varie associazioni che si battono contro i giochi d’azzardo: troppe, sostengono, le famiglie finite sul lastrico a causa della dipendenza.
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