Economia

Saldi, riflesso di inflazione. O no?

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L’iperinflazione che ha caratterizzato l’anno appena concluso e che, secondo la maggior parte degli esperti, non abbandonerà le principali economie globali almeno fino alla seconda metà del 2023, in Italia può essere rilevata anche dalle stime dell’Ufficio studi Confcommercio riguardanti i saldi invernali 2023. Se lo scorso anno un italiano spendeva in media 119 euro durante i saldi invernali, per un giro d’affari di 4,2 miliardi di euro, quest’anno spenderà 133 di euro, con un giro d’affari complessivo di 4,7 miliardi di euro. Un incremento dell’11,8%, esattamente pari all’ultimo dato di novembre pubblicato dall’Istat sull’inflazione annua, che ha segnato record storico degli ultimi 38 anni.

I saldi invernali, iniziati il 2 gennaio scorso in Sicilia e Basilicata, il 3 gennaio scorso in Valle d’Aosta e oggi in tutte le altre regioni italiane (qui i consigli per evitare fregature), non sembrano dunque la boccata d’ossigeno sperata dalle 15,4 milioni di famiglie che nelle prossime 6 settimane accorreranno allo shopping scontato e che spenderanno in media 304 euro a nucleo. Questo perché i prezzi di partenza su cui vengono calcolati gli sconti non sono immuni dall’inflazione mordace e persistente del 2022. Anche i saldi invernali 2023 sono infatti vittime dell’“effetto base”, cioè la distorsione tipica dei dati inflattivi in presenza di picchi o cali improvvisi rispetto al dato del periodo di riferimento precedente.
Ricordiamo che il costo della vita è attualmente così elevato perché, oltre al summenzionato effetto base (per cui, dopo anni di inflazione molto bassa ulteriormente depressa dagli svariati lockdown, le differenze appaiono molto più marcate se vengono confrontati i prezzi attuali con i livelli piuttosto esigui di un anno fa), intervengono anche il rincaro dei beni energetici e i tentativi di ripresa post pandemici, che costringono le economie a correre col turbo creando inevitabilmente inflazione “naturale”.

Agli italiani non rimane che sperare che questo aumento nei dati stimati dall’Ufficio studi Confcommercio si riferisca a una maggior quantità di beni acquistati e non ai loro prezzi. Verrebbero così letti in positivo, diventando segnale di ripresa della domanda e della spesa dei consumatori, spinta proprio dagli sconti.

I consigli dell’Aduc per tutelarsi durante i saldi

Per capire quale accezione dargli, l’Aduc (Associazione Diritti Utenti e Consumatori) consiglia di visitare prima dell’avvio dei saldi le vetrine in presenza e online e prendere nota dei costi di alcuni prodotti, sì da confrontarli poi con i prezzi che compariranno i giorni dei saldi. Sorpresa possibile: i prezzi su cui viene applicato lo sconto non sono quelli originari, ma ritoccati in modo che il prezzo scontato di vendita è identico o simile a quello non scontato del periodo pre-saldi.

Ricordando che nei periodi precedenti (30, 45 o 15 giorni in base alle regioni) è vietato effettuare promozioni e che sui cartellini deve essere indicato il prezzo originario con la percentuale di sconto, prendere eventualmente nota di quei negozi che non ottemperano al divieto di non fare sconti nel periodo pre-saldi e che non pubblicano le percentuali di sconto e inviare denunce documentate alle autorità di polizia annonaria (vigili), nonché all’Antitrust per pratica commerciale scorretta.

La classifica dei ribassi

Secondo uno studio dell’Unione Nazionale Consumatori, il record della convenienza nei saldi invernali 2023 spetta agli indumenti, che con una riduzione del 24% rappresentano la voce più scontata, +0,6% sui precedenti saldi invernali. In generale l’abbigliamento (indumenti e accessori) quest’anno registrerà un abbassamento medio dei prezzi del 23%, in aumento dell’1,3% su gennaio 2022 e dell’1,2% sui saldi della scorsa estate.

Seguono le calzature, che segneranno un ribasso del 21%, +0,6%rispetto all’inverno 2022. Nel complesso, per abbigliamento e calzature lo sconto sarà del 22,8%. In fondo alla classifica troviamo gli accessori (guanti, cravatte, cinture…), con una flessione dei listini del 14%.

“Pur di invogliare i consumatori agli acquisti, i commercianti hanno deciso di alzare gli sconti praticati rispetto al 2022, sia nel confronto con i saldi invernali che estivi. Visto il caro bollette e l’inflazione galoppante, che sta colpendo il potere d’acquisto delle famiglie, speriamo sia sufficiente per risollevare temporaneamente i consumi”, ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che non dimentica di mettere in guardia i consumatori: “I dati Istat, comunque, confermano che gli sconti pubblicizzati in vetrina, 70% e 50%, non sono veritieri. Per questo suggeriamo di guardare sempre al prezzo effettivo da pagare e di non farsi incantare da ribassi improbabili”.