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Russia: Troppe imposte e burocrazia per le Pmi

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Le piccole imprese in Russia faticano a uscire dall’ombra, scoraggiate da imposte elevate e dalla burocrazia. Lo sostengono gli analisti di Mosca, richimando anche le preoccupazioni avanzate dall’Istituto nazionale per i problemi sistematici della libera impresa.
Le cifre parlano chiaro: dal 2003 al 2005 la quota di fatturato del piccolo business dichiarata allo stato è scesa ogni anno del 5-7 per cento; la riduzione più forte si è presentata nel 2004, con il 7,9 per cento.
Nel 2005 i piccoli imprenditori “nell’ombra” erano il 33 per cento. Nel frattempo era iniziata l’introduzione di un sistema fiscale semplificato. E l’anno scorso la proporzione di business nell’ombra si è ridotta soltanto dell’1,6 per cento portando la percentuale al 31,4 per cento. Per contro l’aquila bicipite, che di solito fa notizia per oligarchi e miliardari, sembra essere sempre più pronta a vedere crescere il business delle piccole dimensioni e dell’iniziativa privata.
Attualmente la struttura delle Pmi nella Federazione è rappresentata da un 13 per cento di imprese di costruzione, un altro 13 per cento nella produzione, mentre il resto è polverizzato in un 3 per cento per l’innovazione, 2 per cento nella farmaceutica e un altro 2 per cento per gli studi giuridici e il resto.
Di fatto in una Russia che è sempre più vicina all’ingresso all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), tanto atteso, la questione delle piccole e medie imprese è in via di regolarizzazione. Se saranno create tuttavia basi adeguate, è possibile che molti lavoratori sceglieranno la via dell’indipendenza e si butteranno nell’avventura economica individuale.
Restano numerose le paure per i russi che si candidano a piccoli imprenditori, secondo un recente sondaggio condotto da Opora Rossii. Tra i principali motivi di preoccupazione vengono annoverati “i cambiamenti della legislazione” e il “peggioramento possibile della situazione economica” (51 per cento). Ma a inquietare sono anche la crescita del costo degli affitti (42), le possibili infrazioni e conseguenti multe (22 per cento), la difficoltà nel chiudere e riaprire un business (21) e l’apparire di un grosso monopolista o di un brand importante in concorrenza (18).
Intanto la stampa russa definisce un vero “disastro” il nuovo modello Lada classe C, sviluppato per la casa automobilistica russa dalla canadese Magna. Il veicolo costerà il 10-20 per cento più della gamma di prezzo precedentemente indicata intorno ai 10-12mila dollari. I quotidiani russi fanno notare che altri produttori stranieri possono già offrire ai russi auto dello stesso livello ma che costano meno 10mila dollari.
In effetti, è già previsto che dal 2010 arriveranno anche modelli Nissan, Toyota e Volkswagen dal prezzo inferiore ai 10mila dollari.