Economia

Russia: “Dal rialzo del gas effetti disastrosi nei prossimi 10-20 anni”

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Il rialzo del prezzo del gas è destinato a durare a lungo. Lo ha spiegato a Wall Street Italia Paolo Scaroni, deputy chairman di Banca Rotschild, oltre che ex ceo di Eni ed Enel, ma indicazioni analoghe sono arrivate dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui lo stop all’acquisto di gas russo avrà “nei prossimi 10-20 anni conseguenze disastrose” per l’economia dell’Europa. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in un’intervista al programma “Mosca. Cremlino. Putin” in onda sul canale Russia 1.”Gli europei continuano a ripetere come un mantra che è necessario sbarazzarsi della dipendenza dalla Russia per le risorse energetiche, petrolio e gas”, ha detto Peskov, secondo cui il fatto che Russia e Europa avevano reciproci interessi, una nel vendere il gas l’altra ad acquistarlo, teneva i rapporti in “equilibrio”, mentre ora gli americani si stanno “sfregando le mani”.

Secondo il portavoce, gli Stati Uniti “guadagnano un sacco di soldi perché vendono benzina a prezzi 3-4 volte più costosi di quanto potremmo fare noi. E gli europei pagano, privando così la loro economia di competitività. La produzione sta morendo. La deindustrializzazione sta arrivando. Tutto questo, e probabilmente nei prossimi 10-20 anni almeno, avrà conseguenze disastrose per l’Europa”.

Europa resta divisa sul tetto al prezzo del gas

Resta intanto in stand by ogni decisione dell’Europa sul tetto al prezzo del gas. La scorsa settimana i capi di stato e governo della Ue riuniti a Praga in un Consiglio Europeo informale non hanno fatto alcun passo in avanti su questo terreno, per via della spaccatura tra i Ventisette. Giocano la diversa esposizione alle importazioni di energia, il diverso mix energetico di ogni paese, il peso delle rispettive produzioni nazionali, il grado di dipendenza anche dalla Russia.

Ma pesano anche approcci politici diversi: dietro lo stop tedesco, olandese, danese o lussemburghese al tetto al prezzo del gas generalizzato chiesto da tempo da 15 paesi tra cui l’Italia (capofila del fronte) e la Francia, c’è la convinzione che bloccare la logica del mercato con interventi radicali sulla determinazione dei prezzi sia controproducente per la sicurezza delle forniture.

L’Europa sul gas, “non riesce a muoversi unita, ci sono interessi divergenti, per questo sul tetto al prezzo del gas sono costanti nel non decidere. In Europa non si parla di energia da 30 anni, quando poi diventano tutti esperti in 5 minuti è difficile trovare una soluzione” ha commentato a questo proposito l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, spiegando che tutti guardano all’inverno che sta arrivando ma “l’inverno più duro sarà quello del 2023-2024” se l’Italia non potenzierà le sue infrastrutture. “Serve più capacità di stoccaggio, servono più rigassificatori. In questi anni abbiamo dato per scontato che l’energia fosse sempre disponibile, ma i nostri rigassificatori sono un terzo di quello che dovrebbero essere, e non abbiamo stoccaggi, l’Italia è un grande mercato di trasformazione che non ha energia. Con Eni abbiamo portato gas, ma il sistema è fatto dalla materia prima e dalle infrastrutture, senza di queste non riesci a farcela. Noi porteremo 7 miliardi di gas liquido dal 2023 via nave, ma se non ci sono rigassificatori vanno da un’altra parte. Il sistema deve essere sovrabbondante sulla materia prima che sulle infrastrutture, così i prezzi calano immediatamente”.

Questa mattina intanto, il prezzo del gas ha aperto in calo: ad Amsterdam il prezzo scende ancora a 145 euro al megawattora, con un flessione del 7,2% rispetto alla chiusura di venerdì.