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Rumor: la Germania torna al marco? E’ un giallo. Piano delle banche se crolla l’Europa

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MILANO (MF-DJ) – La rinascita del marco diventa un mezzo giallo internazionale e sbarca in Italia: delle voci sulle intenzioni di Berlino di tornare alla sua moneta sarebbero a conoscenza sia Silvio Berlusconi che il neo premier Mario Monti.

Secondo alcune fonti bancarie, spiega MF, l’exit strategy tedesca dalla crisi prevederebbe il conio di una nuova moneta, non si sa se l’euro forte o un nuovo marco, insieme alla Finlandia e all’Olanda. Pare che la Bundesbank e il ministero delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, avrebbero gia’ individuato in due aziende elvetiche la sede del conio della futura valuta. La prima sarebbe, come rivelato ieri, la multinazionale Sicpa, societa’ leader negli inchiostri per banconote e sistemi di sicurezza operante da decenni nei pressi di Losanna.

L’altro nome lo ha invece fornito a MF Lucio Barani, deputato del nuovo Psi, uno dei primi a lanciare l’allarme di “ritorno al marco”. “La notizia che la Germania stia stampando marchi in quantita’ significative l’ho avuta in ottobre e ho riferito i fatti anche all’ex premier Berlusconi. I nostri servizi sono informati e presumo abbiano informato anche il neo premier Monti”. Barani, che sostiene di essere in possesso anche di una foto delle rotative dove girano, come in un film di spionaggio, tagli da 5, 10 e 100 marchi con l’effige della Porta di Brandeburgo. La tipografia del nuovo marco sarebbe vicino Zurigo.

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Nyt: Piano delle banche mondiali per un possibile crollo dell’euro

In un articolo, il quotidiano americano analizza la situazione europea e disegna uno scenario in cui i grandi istituti internazionali di credito si preparano a sostenere l’impatto di un default generalizzato nel Vecchio ContinenteLe

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“Le banche preparano un piano di emergenza per il crollo dell’euro”. E’ questo lo scenario descritto in un editoriale di The New York Times. “Al crescente coro di osservatori che teme che il crollo dell’eurozona sia a portata di mano, Angela Merkel ha risposto a chiare lettere: è uno scenario che non potrà mai verificarsi. Ma alcune banche non ne sono più così sicure” si legge nell’editoriale. “In particolare – continua – perchè la crisi del debito sovrano ha minacciato di investire la stessa Germania questa settimana, quando gli investitori hanno iniziato a mettere in dubbio il rango di principale pilastro della stabilità europea del Paese”.

“Ieri, Standard & Poor’s – ricorda Nyt – ha ridimensionato il rating del Belgio da AA+ ad AA, evidenziandone l’impossibilità di ridurre in tempi rapidi il fardello del debito. Le agenzie di rating hanno inoltre avvertito che la Francia potrebbe perdere il suo rating AAA se le proporzioni della crisi aumentassero. Giovedì erano inoltre stati abbassati i rating di Portogallo e Ungheria, accostati a spazzatura. Mentre i leader europei sostengono che non ci sia ancora bisogno di approntare un piano B, alcune delle principali banche mondiali, ed i loro supervisori, stanno predisponendo proprio questo”.

“Non possiamo essere, e non lo siamo, compiacenti su questo fronte”, ha affermato Andrew Bailey, funzionario dell’Autorità dei Servizi Finanziari della Gran Bretagna. “Non dobbiamo ignorare la prospettiva di un allontanamento disordinato di alcuni Paesi dall’eurozona” ha aggiunto.

“Banche come Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura – continua l’editoriale de The New York Times – hanno diffuso una cascata di rapporti questa settimana che esaminano la possibilità di un crollo dell’eurozona”. “La crisi finanziaria dell’eurozona è entrata in una fase ben più pericolosa” hanno scritto venerdì gli analisti della Nomura. “A meno che la Banca Centrale Europea intervenga per aiutare dove i politici hanno fallito, un collasso dell’euro al momento sembra più probabile che possibile” ha detto la banca.

“I principali istituti finanziari britannici, come Royal Bank of Scotland, stanno predisponendo piani di emergenza nel caso l’impensabile viri verso la realtà, hanno indicato i loro supervisori giovedì”, riporta ancora l’editoriale di Nyt. “Le authority degli Stati Uniti -c ontinua ancora l’editoriale – stanno incalzando le banche americane come Citigroup ed altri istituti, a ridurre l’esposizione verso l’eurozona. In Asia, le autorità di Hong Kong hanno intensificato il monitoraggio dell’esposizione delle banche straniere e nazionali alla luce della crisi europea”.

“Ma le banche dei grandi paesi dell’eurozona che solo recentemente sono stati infettati dalla crisi non sembrano essere così agitate. Banche in Francia e Italia in particolare, – si legge ancora nell’editoriale de The New York Times – non starebbero creando piani di backup, affermano i banchieri, per la semplice ragione che essi hanno concluso che è impossibile che l’euro possa crollare. Sebbene banche come Bnp Paribas, Sociètè Gènèrale, UniCredit ed altre hanno recentemente scaricato decine di miliardi di euro di debito sovrano europeo, il pensiero è che ci sono pochi motivi per fare di più”. “Mentre negli Stati Uniti vi è chiaramente una visione che l’Europa può naufragare, qui, crediamo che l’Europa deve rimanere così com’è” ha detto un banchiere francese, riassumendo il pensiero delle banche francesi.

“Così nessuno dice, Abbiamo bisogno di un ripiego” ha detto il banchiere, che non era autorizzato a parlare pubblicamente”. “Quando Intesa Sanpaolo, la seconda banca più grande d’Italia, ha valutato diverse situazioni in preparazione per il suo piano strategico 2011-13 a marzo scorso, nessuna – continua l’editoriale – si basava sul possibile crollo dell’euro”, e “anche se la situazione si è evoluta, non abbiamo rivisto il nostro scenario per tenere conto di questo” ha detto Andrea Beltratti, presidente del consiglio di amministrazione della banca” si legge ancora su The New York Times.

“Mr. Beltratti – prosegue il giornale – ha detto che le banche sarebbero le ‘prime del branco’ in caso di nervosismo crescente sull’euro, e che Intesa Sanpaolo è stata “molto attenta” dal punto di vista della liquidità e del capitale. Nella tarda primavera, la banca ha alzato il suo capitale da cinque miliardi di euro, uno dei maggiori incrementi in Europa”.

“Mr. Beltratti – riferisce ancora l’editoriale – ha detto che l’Italia, come l’Unione europea, potrebbe adottare una serie di misure politiche che potrebbero tenere a bada la crisi della moneta unica. Io certamente mi sentivo più sicuro pochi mesi fa, ma mi sento ancora ottimista”. “I leader europei di questa settimana hanno dichiarato di essere più determinati che mai a mantenere la moneta unica in vita, specialmente con le elezioni più importanti che si profilano in Francia l’anno prossimo ed in Germania nel 2013. Se non altro, – conclude l’editoriale – la signora Merkel ha detto che avrebbe raddoppiato i suoi sforzi per spingere l’Unione verso una maggiore unità fiscale e politica”.

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