Economia

Risparmio, inganno Patti Chiari su bond Lehman. Bankitalia responsabile?

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NEW YORK (WSI) – Si complica la posizione di Bankitalia nell’inganno di Patti Chiari a danno dei risparmiatori sulle obbligazioni Lehman Brothers.

Dalla consulenza tecnica presentata per una causa di risarcimento danni avviata da un risparmiatore emerge infatti come la Banca centrale italiana abbia collaborato dietro compenso a un’iniziativa privata fornendo dati che hanno contribuito a trarre in inganno chi ha investito sui titoli della banca Usa con perdite rilevantissime.

Lo riporta in un articolo Il Fatto Quotidiano, che ripercorre nel dettaglio la vicenda e che riporta le conclusioni della consulenza tecnica:

“La violazione della licenza d’uso del software è uno degli illeciti più comuni in Italia, ma non per questo è meno grave. Sorprende quindi che a commetterlo sia stata un’istituzione quale la Banca d’Italia nello svolgimento di un’attività lucrativa a favore di un privato: il consorzio Patti Chiari”.

Nell’articolo si legge:

“L’investitore in questionelamenta di aver acquistato obbligazioni Lehman Brothers proprio perché figuravano nell’elenco dei titoli a basso rischio/rendimento redatto dal consorzio bancario, il quale – nonostante la promessa al pubblico di monitorare costantemente la rischiosità dei titoli – non ha invece provveduto ad aggiornare la lista cagionando ingenti perdite agli investitori che in buona fede si erano fidati dell’iniziativa. In particolare, le obbligazioni Lehman Brothers hanno continuato a figurare nell’elenco di Patti Chiari con un rating A+ anche dopo il fallimento della banca statunitense, mandando definitivamente in frantumi assieme ai risparmi di migliaia di italiani, anche la credibilità del consorzio”.

Per capire come in questa vicenda sia coinvolta Bankitalia e, in particolare, come quest’ultima sia arrivata a infrangere la licenza d’uso del software RiskMetrics utilizzato per desumere la rischiosità delle obbligazioni, occorre leggere  la consulenza tecnica d’ufficio depositata dal consulente incaricato, Omar Monzeglio:

“Fin dalle prime righe si capisce che il consorzio Patti Chiari non aveva in realtà controllo alcuno sull’iniziativa con cui dava la “patente” di affidabilità a determinate obbligazioni. Fin da subito il consorzio aveva deciso di affidare in outsourcing calcoli e aggiornamenti creando un gruppo di lavoro ad hoc con l’Ufficio Italiano Cambi e la società Sia-Ssb spa” si legge nell’articolo, che continua “L’Ufficio Italiano Cambi (in seguito assorbito da Banca d’Italia che subentrerà nel gruppo di lavoro promosso dall’Abi) era licenziatario del software “RiskMetrics” la cui licenza d’uso annuale (75mila euro) – osserva Monzeglio – era pagata dal consorzio Patti Chiari in qualità di “third party payor”, cioè di soggetto terzo pagatore. “Tra le clausole espresse nel contratto di licenza RiskMetrics – si legge nella consulenza tecnica d’ufficio – vi era quella relativa al diniego perentorio e categorico al licenziatario (cioè l’Ufficio Italiano Cambi) alla trasmissione del software, di sue parti, di eventuali sue modifiche […] e/o di qualsiasi risultato e/o prodotto ottenuto, anche parziale, in favore di qualunque soggetto terzo estraneo al Licensee stesso”.

In sintesi, l’Ufficio Italiano Cambi non poteva trasmettere i dati relativi ai VaR delle obbligazioni, cioè gli indicatori che misurano il rischio. Facendolo, l’Ufficio Italiano Cambi ha violato la licenza d’uso del software.

Fonte: Il Fatto Quotidiano