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Coronavirus, le reti di consulenza raccontano le reazioni dei clienti a un mese difficile

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Questo articolo fa parte del lungo dossier “Scrivi oggi il tuo domani” pubblicato sul numero di aprile del magazine Wall Street Italia.

Gestire il patrimonio in fasi di nervosismo dei mercati come quella attraversata nel mese di marzo non è un compito facile. Anche conoscendo a fondo i consigli “da manuale”, una serie impressionante di ribassi (a marzo è avvenuta la più rapida correzione mai vista) ha sempre il potere di suscitare reazioni emotive potenzialmente dannose per il risparmio.

Fuggire dal rischio quando la correzione si è ormai portata via larghe fette di performance preclude, nella maggioranza dei casi, la possibilità di acciuffare il rimbalzo dei mercati. I direttori delle reti di consulenza di alcune fra le maggiori banche e società d’investimento italiane hanno descritto, nell’ultimo numero del magazine Wall Street Italia, la reazione dei professionisti di fronte allo tsunami-coronavirus.

In queste fasi è facile farsi prendere dall’emotività e prendere delle decisioni di investimento che possono poi rivelarsi profondamente errate”, ha commentato Tommaso Corcos, ad di Fideuram – Intesa Sanpaolo, “la storia però ci insegna che le crisi – finanziarie o sanitarie – anche importanti come questa vengono alla fine superate e che l’economia e i mercati tornano a stabilizzarsi e riprendono a crescere. Spesso è proprio in momenti come questi che si vengono a creare delle opportunità di investimento”.
E’ dello stresso avviso anche Lorenzo Bassani, direttore commerciale di Che Banca!: “Azioni impulsive, come la decisione di liquidare i propri investimenti in momenti di forte stress, implicano quasi sempre la realizzazione di elevate perdite – ha affermato – allo stesso tempo rimanere disinvestiti a lungo esclude dalla possibilità di beneficiare di eventuali recuperi, che nel passato si sono sempre verificati”.

Rispetto alle crisi finanziarie del passato, ha aggiunto il vicedirettore di Banca Generali, Marco Bernardi, il panico da parte della clientela è stato più contenuto. “Devo dire che non abbiamo visto scene di panico come durante la crisi seguita al crack Lehman a fine 2008 e inizio 2009, e durante l’allargamento degli spread nel 2011, perché ormai anche i risparmiatori italiani sono più maturi e comprendono meglio le dinamiche finanziarie in una crisi come questa, che finanziaria non è”, ha affermato Bernardi.
Ha notato lo stesso atteggiamento anche l’ad di Azimut Holding, Paolo Martini: “Non abbiamo registrato richieste di dismissioni se non in rari casi; abbiamo spiegato che in questi momenti vendere significherebbe registrare delle perdite e non approfittare delle occasioni di acquisto che invece si stanno profilando con la discesa indiscriminata dei mercati”.

Buone ragioni spingerebbero a credere che la ripresa dei consumi, quando potrà esprimersi sarà robusta – con evidenti ripercussioni sull’economia globale. “In Cina si sta verificando unfenomeno che viene definito ‘revenge spending’ (vendetta consumista) che spinge all’acquisto e al consumo di tutto quello a cui si è dovuto rinunciare”, ha dichiarato Stefano Volpato, direttore commerciale di Mediolanum, “questo momento può diventare la più straordinaria e produttiva occasione per investire o per incrementare i propri investimenti, privilegiando quella modalità che per sua natura rappresenta un antivirale naturale contro le oscillazioni del mercato e le fasi turbolente”.