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Regno Unito: La Bank of England non alza i tassi

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Giornata ricca di spunti, quella di ieri sul mercato valutario, con le decisioni di politica monetaria di più istituti centrali. Si è cominciato nella notte con la Royal Bank of New Zealand, che ha aumentato i tassi di riferimento di un quarto di punto, portandoli all’8 per cento.
La nuova stretta, inaspettata dalla maggior parte degli analisti, è stata giustificata da Allan Bollard, governatore della Banca centrale, per affrontare tempestivamente la robusta crescita interna, alimentata da un’impennata dei consumi interni, lasciando trapelare la possibilità di un ulteriore intervento in futuro visto i rischi legati all’aumento dell’inflazione.
Il dollaro neozelandese ne ha approfittato, aprendo la sessione in gap (vuoto di prezzo tra la chiusura di due giorni fa e l’apertura di ieri, ndr) contro tutte le principali valute antagoniste e segnando un nuovo massimo contro il dollaro americano a 0.7572(livello più alto da marzo 1985). La strada sembra ormai aperta verso quota 0,78, anche se un avvertimento in merito è arrivato dagli stessi esponenti del board, che hanno valutato il livello di cambio “eccezionalmente alto”.
Nulla di fatto, invece, in Inghilterra: la Banca centrale inglese, nonostante da più parti ci si attendesse un nuovo intervento a rialzo, ha mantenuto i tassi invariati al 5,5 per cento. Subito il mercato ha reagito vendendo sterline, riportando il cross euro/sterlina appena sotto la resistenza psicologica di 0,68, mentre il cable si è prima riportato sul supporto a 1,9855 per poi scendere ulteriormente in area 1,98. In aggiunta, poco prima dell’annuncio si era diffusa la notizia di un nuovo test missilistico da parte della Corea del Nord: la notizia ha aumentato l’avversione al rischio, penalizzando una valuta ad alto rendimento come la sterlina e favorendo il dollaro, notoriamente moneta rifugio in caso di tensioni geopolitiche globali. Il greenback ha recuperato terreno anche nei confronti della moneta unica, rompendo il supporto statico a 1,3475 e proiettandosi in area 1,3455-1,346, proseguendo la discesa cominciata due giorni fa dopo il meeting della Bce. Il movimento sul cross va sicuramente visto come uno storno del movimento di inizio settimana, vista anche l’assenza di dati macro importanti provenienti dagli Stati Uniti. Segnaliamo, infine, una nuova stretta monetaria in Sudafrica, con i tassi che sono passati da 9 al 9,50 per cento. Pacate la reazioni del mercato.

di Lorenzo Daglio* e Emanuele Furlan*