Continua ad ossessionare Wall Street e, nelle ultime settimane ha contagiato anche i titoli di stato dell’area euro. Stiamo parlando della reflazione, concetto da non confondere con l’inflazione e la deflazione. Che cosa è esattamente?
Che cosa è la reflazione
Nel linguaggio economico, per reflazione si intende un aumento della crescita e delle pressioni sui prezzi dopo un’ampia contrazione dell’economia, che si accompagna solitamente a una ripresa economica. Spesso ci si riferisce più al tasso di variazione piuttosto che al livello assoluto dei prezzi.
È quello che sta accadendo oggi, dopo la fase di crisi causata dalla pandemia da COVID 19. Dopo la profonda recessione 2020, complice la diffusione dei vaccini, le maggiori economie iniziano a intravedere i primi timidi segnali di ripresa (anche nei prezzi).
Politiche di reflazione cosa sono
La reflazione è anche una forma di protezione dell’economia da parte dei Governi, che vogliono frenare gli effetti della deflazione, ovvero una diminuzione del livello generale dei prezzi, e riportare l’economia, e in modo particolare il livello dei prezzi, verso la tendenza a lungo termine dopo una scivolata verso il basso.
Le politiche di reflazione si effettuano in diversi modi: riduzione delle tasse, manovre delle banche centrali a sostegno dell’economia e taglio dei tassi di interesse.
Reflazione implica ripresa della domanda di beni e servizi, con le imprese che per tutta risposta tornano ad aumentare produzione e assunzioni (e a seguire, per fronteggiare la risalita dei prezzi dei suddetti beni e dei servizi, anche i salari).
I titoli più venduti, quelli da scartare
Sul fronte dei mercati finanziari, in fase di reflazione vengono favorite tutte le attività esposte a una crescita economica più rapida a scapito delle obbligazioni.
Vanno bene small cap e settori ciclici come banche e produttori di energia, ma anche il settore dei viaggi e le compagnie aeree.