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Recovery Fund e Mes: le differenze principali

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A prima vista possono sembrare simili: entrambi erogano prestiti, emettono bond comuni per raccogliere risorse sul mercato, hanno una governance collegiale che vede impegnati in prima persona i rappresentanti dei governi europei. Ma le differenze fra il Recovery fund approvato martedì 21 luglio dal Consiglio europeo e il Meccanismo europeo di stabilità sono numerose. Proveremo a riassumerle senza pregiudizi.

Gli Scopi

Il Meccanismo europeo di stabilità (MES) nasce con l’obiettivo di garantire prestiti emergenziali a quegli stati dell’Eurozona che, per varie ragioni, hanno perso la fiducia dei mercati e non riescono a finanziarsi se non a tassi d’interesse insostenibili. La presenza del Mes, nella mente dei suoi creatori, dovrebbe aiutare i Paesi più deboli a tenere sotto controllo il costo delle nuove emissioni di debito, in quanto gli investitori sarebbero consapevoli che ciascun membro del Meccanismo potrà, a prescindere da eventuali mosse speculative, accedere a un credito meno “costoso” di quello imposto dal mercato. Soltanto quest’anno è stata resa disponibile la possibilità di chiedere un prestito al Mes per ragioni diverse da quelle stabilite dal trattato che l’ha istituito. Si tratta di una linea di credito utilizzabile solo per le spese di tipo sanitario dirette o indirette.

Il Recovery fund, o meglio, il Next Generation Eu, è un piano di tipo straordinario: è nato per rispondere alla circostanza storica della pandemia e prevede aiuti finanziari sulla base dell’impatto che il coronavirus ha avuto sulle diverse economie. Non si tratta di un’innovazione strutturale – per quanto rilevante dal punto di vista politico e storico (il Mes, al contrario, non ha limiti di durata). A differenza del Mes, il piano promosso dalla Commissione Ue rientra nel diritto comunitario, mentre a regolare il Fondo Salva-stati è un trattato intergovernativo. Ad aderire al Recovery sono tutti i Paesi Ue (compresi quelli che non aderiscono all’euro).

Le modalità di finanziamento

Le erogazioni finanziarie del Mes avvengono sempre e solo attraverso prestiti. Il vantaggio, per il Paese richiedente, è quello di potersi finanziare a condizioni più favorevoli nei momenti in cui il mercato, per varie ragioni, “chiede” premi al rischio troppo elevati.

Il Recovery Fund (ancora in attesa dell’ok dell’Europarlamento) agirà non solo attraverso prestiti, ma anche attraverso assegnazioni a fondo perduto. Quest’ultimo aspetto contribuisce a rendere più “solidale” l’aiuto: di fatto, i Paesi più ricchi accettano di lasciare parte dei propri contributi a quelli più colpiti dal Covid-19.

Le condizionalità

Senza entrare nel dettaglio delle condizionalità previste dal Mes (le avevamo trattate qui) basti ricordare che, nella maggioranza dei casi, il prestito del Fondo Salva-stati prevede un accordo con il Paese (memorandum) che include misure correttive di politica economica. Non è prevista una ricetta codificata, ma, di norma, se un Paese ha perso la fiducia dei mercati per colpa di alcune politiche eccessivamente generose si possono prevedere, nell’ambito del piano, misure di austerità. Sta comunque al consiglio del Mes, che riunisce i 19 ministri delle Finanze dell’Area euro, definire caso per caso ciò che è più opportuno richiedere al Paese finanziato. A dimostrazione di ciò non si pensi solo al caso drammatico della Grecia, ma anche ai numerosi altri programmi del Mes le cui condizionalità sono state decisamente più blande (come in Spagna).

Nel caso del Recovery fund le condizionalità sono completamente diverse – ed è forse sotto questo aspetto che si notano le differenze più rilevanti rispetto al Mes. La fetta più consistente di fondi viene assegnata sulla base di proposte di riforma (recovery and resilience plan) elaborati dalle nazioni che intendono chiedere gli aiuti. Queste ultime debbono essere in linea con i criteri indicati nel semestre europeo.
L’implementazione delle riforme è la condizione per poter ricevere, gradualmente, i fondi previsti per ciascuno stato. A guidare la procedura sarà non solo la Commissione, ma anche il Consiglio dell’Ue, ovvero i rappresentanti e i capi di governo di ciascuno stato membro cui sarà richiesta l’approvazione dei piani di riforma a maggioranza qualificata.

Nonostante l’influenza che gli altri Paesi potranno avere nel “farsi giudici” della validità dei progetti di riforma, rispetto al Mes non viene contemplata la possibilità di condizionare a piani di politica economica (austerità inclusa) l’erogazione dei prestiti.