
Roma – La decisione di Royal Bank of Scotland di ridurre il comparto di investment banking di oltre un quarto potrebbe non essere l’ultima. Il settore continua a soffrire di minori entrate, a causa di un mercato sempre più competitivo, e di maggiori costi operativi, scatenati da regolamentazioni più severe.
Di recente anche altri istituti si erano mossi in questa direzione. In novembre Unicredit aveva chiuso parte della sua unità nell’azionario. Tra i colossi, in ritirata anche Ubs e Nomura.
“Le banche di media dimensione sono state duramente colpite dai cali dei volumi”, ha commentato Christopher Wheeler, analista di Mediobanca a Londra.
L’ammontare incassato per i servizi offerti dalle attivita’ di investment banking in Europa ha registrato il peggiore trimestre dal 2004 nel periodo ottobre-dicembre, a $4,2 miliardi rispetto ai $4,7 miliardi dei tre mesi precedenti.
Appena prima, nel periodo aprile-giugno, l’ammontare raccolto era a $7,2 miliardi. Record toccato nel secondo trimestre 2007, con $11,1 miliardi. L’eccessiva concorrenza ha portato la quota sui servizi di Ipo in Europa dal 2,5% nel 2008, al minimo record di 1,87%.
L’operazione di riduzione del personale di RBS, che la banca non ha voluto commentare, risponderebbe alle richieste del governo britannico, che aveva nazionalizzato l’istituto per salvarlo dal fallimento e ne controlla ancora l’83%.
Il Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha premuto per un ridimensionamento di Gbm, con l’obiettivo di ridurre l’esposizione al rischio dell’istituto.