NEW YORK (WSI) – L’America protesta in massa contro il bando del neo presidente Donald Trump sugli immigrati, bando che ha introdotto una serie di misure restrittive, con effetto immediato, ossia il blocco di 120 giorni per l’accettazione di rifugiati, lo stop indefinito all’arrivo di profughi siriani, la sospensione di 90 giorni all’arrivo di cittadini da Iran, Iraq, Sudan, Libia, Siria, Somalia, Yemen.
Gli Usa accetteranno quest’anno solo 50mila profughi, la metà del 2016 e le sanzioni non riguardano i cristiani, ma solo i musulmani, con test negli aeroporti.
“Il nostro Paese ha bisogno di confini forti e di controlli rigidi ADESSO. Guardate a quello che sta succedendo in Europa e, anzi, in tutto il mondo. Un caos orribile“.
La protesta negli scali e davanti alla Casa Bianca
Così scrive da Twitter Trump commentando il varo delle misure immigratorie che accendono la rabbia e l’indignazione degli americani che hanno manifestato dinanzi alla Casa Bianca inneggiando vari slogan (We are all american, No Ban no Wall). La protesta è arrivata fin negli aeroporti statunitensi, dove migliaia di persone manifestano dentro e fuori gli scali e decine di avvocati offrono assistenza legale alle persone bloccate nei terminal da New York a Chicago, passando per Los Angeles, Boston e Atlanta.
Nella notte di sabato sono state arrestate 109 persone negli scali americani tra cui diversi professori in viaggi per congressi, e famiglie di rifugiati, tutti provenienti dai setti paesi messi al bando da Trump, ossia Siria, Iran, Libia, Iraq, Yemen, Sudan e Somalia.
Ma l’amministrazione Tump si difende ed alla Nbc il capo dello staff Reince Priebus ha sostenuto che non è il caos, visto che solo 109 viaggiatori su 325mila sono stati arrestati e gran parte di loro sono usciti.
E nel resto del mondo sale la protesta contro Trump da Theresa May, alla cancelliera tedesca Angela Merkel e Justin Trudeau, primo ministro canadese fino ai leader delle grandi aziende hi tech, come Zuckerberg e Tim Cook, fino a scrittori, intellettuali e docenti universitari, tutti condannano il bando voluto da Trump.
Il giudice Ann Donnely ferma Trump: “Irreparabile danno ai rifugiati”
La giustizia tenta di disinnescare la bomba lanciata da Trump. Nella notte da sabato e domenica la giudice federale Ann M. Donnelly del distretto federale di Brooklyn, insieme ad altri tre magistrati ha bloccato l’ordine esecutivo emesso dalla Casa Bianca motivando così la decisione:
“Esiste il pericolo imminente che, assente la sospensione della rimozione, ci sia un sostanziale e irreparabile danno ai rifugiati, i possessori di visti, e gli altri individui dalle nazioni soggette all’executive order del 27 gennaio 2017″.
Il giudice Ann ha bloccato così l’espulsione dei fermati e da qui sedici attorney generali, ministri della giustizia di 16 stati americani hanno puntato il dito contro il bando di Trump rifiutandosi di applicarlo.
Ora spetta ai tribunali pronunciarsi visto che – come ha sottolinea il giudice Ann – “hanno una forte probabilità di successo, basata sul fatto che il decreto viola il loro diritto al giusto processo e all’eguaglianza della protezione garantito dalla Costituzione”.