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Proteggere il patrimonio con una sola mossa

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Le cince sono degli uccelli bellissimi. Il mio compianto amico Danilo Mainardi, durante una lunga passeggiata (stavamo vicinissimi a Venezia), mi raccontò come fossero abilissime a ritrovare il cibo nascosto nei posti più diversi anche a distanza di molto tempo. La loro strategia è molto semplice: cumulare più cibo possibile. Nasconderlo in più luoghi diversi in modo da perderne il meno possibile se la riserva di cibo venisse individuata da altri uccelli.

La strategia della differenziazione

Quale è il risultato di questo comportamento? Una maggiore differenziazione nei nascondigli corrisponde a una maggiore protezione delle loro riserve di cibo. Aggiungere sempre più possibilità è istintivo, naturale e spontaneo per gli esseri viventi.

In sintesi: aggiungere più possibilità = raggiungere più protezione

La spinta ad aggiungere è molto forte anche negli esseri umani. Leidy Klotz, professore di ingegneria all’università di Virginia negli Stati Uniti, racconta in un libro che uscirà a fine anno come per molti anni si sia divertito a giocare con i mattoncini Lego con suo figlio Ezra.
Dato che insegnava progettazione architettonica, Klotz voleva capire quali fossero le strategie usate spontaneamente da suo figlio nel costruire artefatti. Immaginate, per esempio, di aver composto con i mattoncini Lego le due basi per un ponte come nell’immagine della pagina precedente. Prima di sovrapporre il ponte, vi accorgete che la base grande quadrata su cui deve poggiare una delle due estremità del ponte è instabile. Potreste renderla più stabile in due modi: togliendo il singolo appoggio centrale e appoggiando la piastra superiore del ponte direttamente sulla base larga e rettangolare.

Questa è un’unica manovra che richiede di togliere un singolo mattoncino. Oppure potreste aggiungere quattro mattoncini ai quattro lati della base in modo che la piastra rimanga ancorata meglio ai quattro angoli della torre. Facendo giochi di questo tipo, il professor Klotz si accorse che Ezra, un bambino di sei anni, e i suoi amici più grandi, preferivano sempre aggiungere invece di togliere anche quando sottrarre sarebbe stato più semplice, conveniente e veloce.

La verifica sperimentale

Al professor Klotz venne allora l’idea di condurre un esperimento con i suoi studenti nell’ambito del suo corso di progettazione. Presentò loro dei disegni come quelli nell’immagine in alto nella pagina, identificati dalle lettere: a, b, c, d. Questi esperimenti mostrano la forte tendenza della mente umana ad “aggiungere”, invece che a “togliere”. E questo è vero sia per la soluzione di problemi semplici come quelli appena visti sia nel risolvere problemi più complessi, come per esempio quello della protezione del proprio patrimonio.
Non è stupefacente. Per centinaia di migliaia di anni, come oggi per le cince, aggiungere più cibo o più risorse andava a costituire il patrimonio che ci avrebbe protetto in futuro. Questo spiega come mai oggi molte persone aggiungano “risorse” anche quando non sono più necessarie per la loro sopravvivenza o quella dei loro discendenti.

Proteggere il patrimonio: la strategia da applicare

Ma come viene applicata in concreto questa strategia? La si utilizza sempre bene? Non sempre, se la adottiamo in modo ingenuo e semplicistico come fanno le cince che si limitano a cercare più rifugi possibili e a ricordarsi dove hanno messo il cibo. Consideriamo i posti dove gli italiani, in generale, hanno allocato i patrimoni nella speranza di farli sopravvivere per il futuro, al pari delle cince con le loro riserve nascoste di cibarie.

I dati della Banca d’Italia ci forniscono il quadro complessivo e l’ammontare di ricchezza di circa 9.000 miliardi di euro. Scorporiamo da questo dato quattromila miliardi di prime case e di case per le vacanze: queste hanno funzioni di “servizio”, non hanno prezzo. Spesso vengono considerate delle home, residenze a cui siamo affezionati, non delle house, cioè degli immobili fonte di potenziali redditi futuri.

Ci restano cinquemila miliardi, e questi sono molto dispersi.  Alle azioni è però riservata una bassa percentuale del totale della ricchezza finanziaria. Limitiamo ancora di più il campo di osservazione, per rendere chiaro il ragionamento. Consideriamo i soli investimenti finanziari sulle Borse ed esaminiamo la tabella qui sopra, gentilmente inviatami dal mio amico e direttore di WSI, Leopoldo Gasbarro.

Nella riga più in basso viene riportato l’andamento nell’ultimo quinquennio di cinque titoli quotati in Borsa Italiana. Subito sopra, l’andamento nello stesso periodo di cinque indici delle più importanti Borse europee. Ancora più in alto abbiamo tre importanti indici riferiti a tre differenti aree geografiche: l’Eurostoxx 50, il Nikkei 225 e l’S&P500 che raccolgono rispettivamente 50 azioni europee, 225 titoli azionari giapponesi e 500 statunitensi. In cima alla piramide abbiamo infine un solo indice che riporta il rendimento, sempre nell’ultimo quinquennio, di tutte le Borse del mondo ponderate per l’importanza economica dei vari paesi.

Se ci comportassimo come le cince, via via che si scende dalla cima della piramide il nostro patrimonio dovrebbe essere sempre più protetto: più possibilità = più protezione.

Ma in questo caso le cose non funzionano così: dobbiamo vincere l’istinto ad aggiungere se aggiungiamo senza capire bene quello che facciamo.

Infatti, l’indice mondiale è il più efficiente, e rende più degli altri nell’arco del quinquennio. Questo succede perché è come se contenesse, dal punto di vista delle cince, tutti i nascondigli possibili del globo. E allora il principio che più nascondigli corrispondono a più protezione torna valido, solo che qui basta un singolo nascondiglio a raggruppare tutti i nascondigli praticabili. Non vale però il principio generale e generico che il semplice aggiungere funzioni sempre.

Abbiamo l’opportunità di beneficiare di qualcosa che le cince non hanno: un singolo indice che copre tutti gli spazi, tutti i nascondigli possibili per le nostre riserve. È bene allora evitare una diversificazione disordinata ma concentrarsi razionalmente nel mega-indice che, oltretutto, è il più semplice ed economico da gestire.

E il tempo? Potrebbe darsi che questo meccanismo abbia funzionato solo nell’ultimo lustro, quello preso in analisi. Non è così: è dal 2003, da quasi un ventennio, che chi ha sottratto possibili allocazioni in diversi “nascondigli” per concentrarsi sull’indice Msci World ha trovato un rifugio migliore di tutti gli altri, che cercavano di proteggersi solo aggiungendo. Talvolta togliere in modo sensato per attuare una razionale concentrazione prevale sull’aggiungere cercando sconsideratamente ripari.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di luglio del magazine Wall Street Italia.