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Prima casa, niente tassa per otto su dieci. Ma più tasse su seconde case e negozi

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ROMA (WSI) – Alla fine, la soluzione del rebus potrebbe essere un mini aumento della Tasi spalmato su tutti gli immobili, per non toccare più di tanto l’abitazione principale. La casa resta il tema forse più caldo della legge di stabilità in discussione al Senato: ieri le posizioni dei partiti si sono in parte avvicinate ma i nodi da sciogliere restano ancora parecchi, e non sono solo di natura strettamente tecnica.

Qualche progresso è stato fatto su un altro dossier delicato, quello relativo alle cartelle esattoriali che il centro-destra avrebbe voluto rottamare con una sorta di sanatoria: dal governo è arrivata invece un’indicazione in favore di ulteriori sconti sulle sanzioni (dopo gli interventi già fatti su Equitalia) che però permettano allo Stato di incassare comunque il 100 per cento del tributo dovuto, insomma senza condoni.

Oggi in commissione Bilancio dovrebbero iniziare le votazioni, dopo che la scrematura degli emendamenti ha portato a dichiararne inammissibili circa un terzo su 3.000.

Sulla tassazione degli immobili la prima scelta da fare è se mantenere l’impianto disegnato dal governo, che prevedeva un tributo (Trise) articolato realtà in due diverse tasse.

Il Pdl preme invece per l’idea di un tributo unico comunale (Tuc, comprensivo anche dell’Irpef sulle abitazioni sfitte) e soprattutto sul principio che il gettito complessivo del 2014 si mantenga ai livelli di quest’anno, in cui non si paga l’Imu sulle abitazioni principali. Ieri il relatore del Pd Giorgio Santini ha in qualche modo avallato il salvataggio del Trise, ma il suo collega del Pdl Antonio D’Alì si è espresso in termini molto più cauti.

LE RICHIESTE DEI SINDACI

Sullo sfondo ci sono i Comuni che vogliono dal governo centrale più risorse, per fronteggiare il venir meno dell’Imu sulle prime case e garantire detrazioni per le case di minor pregio e i contribuenti in difficoltà. La richiesta è di almeno un miliardo e mezzo, ma chiaramente l’esecutivo è in difficoltà su questo punto.

Dovrebbero essere allora riviste le aliquote della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili: relativamente all’abitazione principale per il 2014 è previsto un tetto al 2,5 per mille, che potrebbe essere portato al 3. Ma questa scelta risulterebbe probabilmente indigesta per il Pdl. È possibile allora che si decida di agire solo sull’altra leva, quell’1 per mille di aliquota base, quindi minima, per tutti gli immobili: salendo all’1,5 garantirebbe introiti aggiuntivi piuttosto sostanziosi ma suddivisi su una platea molto più vasta.

Ma mentre si cerca la soluzione relativa all’assetto futuro, il governo deve ancora risolvere il nodo della tassazione di quest’anno, attuando la promessa già fatta di cancellare anche la seconda rata dell’Imu per le abitazioni principali e forse per fabbricati e terreni agricoli.

Il costo dell’operazione è lievitato da 2,4 a 2,9 miliardi a causa dei circa 500 milioni di aumenti di aliquota decisi da alcuni Comuni (in particolare grandi, come Milano e Napoli) quando già era nota la scelta di cancellare il prelievo. Il ministero dell’Economia ha problemi a reperire questa somma aggiuntiva, e potrebbe decidere alla fine di restituire alle municipalità interessate solo gli introiti corrispondenti all’Imu 2012, aprendo quindi una potenziale voragine nei loro bilanci.

LA SOLUZIONE PER LE SPIAGGE

Sul tema spiagge, dopo il ritiro da parte del Pd degli emendamenti che ipotizzavano una cessione delle strutture che si trovano attualmente in area demaniale, si fa strada l’ipotesi di una norma di principio che rinvii a successivi provvedimenti. Un altro nodo su cui si lavora è la sanità, che potrebbe fornire una parte delle coperture aggiuntive richieste attraverso l’applicazione dei costi standard. A questo proposito D’Alì ha proposto di rivoluzionare l’attuale sistema passando ad un sistema sanitario articolato su poche macro-Regioni. Proprio ieri Regioni ed autonomie locali hanno espresso un parere favorevole alla legge, ponendo però alcune condizioni. Se le richieste dei Comuni sono soprattutto quelle che riguardano la tassazione degli immobili, per le Regioni le criticità che restano riguardano in particolare il finanziamento per il 2014 della cassa integrazione in deroga la non autosufficienza e il trasporto pubblico locale, tutte voci sulle quali si richiede un impegno finanzario maggiore.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Messaggero – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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di Paolo Russo

ROMA (WSI) – Avanti tutta con la service tax ma esonerando un buon 80% dei proprietari di prima casa facendo leva sulle detrazioni. Sgravi fiscali per i lavoratori concentrati entro i 30mila euro di reddito.

Un pacchetto sviluppo articolato, con un fondo di garanzia statale per far ripartire il credito delle banche alle imprese, un altro fondo per gli investimenti finanziato con bond statali, sgravi sull’Irap e innalzamento della soglia di deducibilità dell’Imu sui capannoni. Magari dando il via libera alla mini-sanatoria sulle cartelle esattoriali.

Purché il colpo di spugna si limiti a sanzioni e interessi, senza decurtare del 20% i tributi da versare, come prevede un emendamento del Pdl. Dopo un vertice tra governo e relatori di maggioranza e voli di pacieri del Pd in soccorso delle “colombe” del Pdl, la manovra si avvia ad essere riscritta.

Se non da capo a piedi poco ci manca. Il Parlamento avrebbe mano libera con gli emendamenti (ieri un terzo dei tremila presentati in commissione bilancio è stato dichiarato inammissibile), lasciando a una decina di modifiche a firma del Governo il compito di riscrivere il resto e magari di introdurre un antipasto di spending review.

Casa

Seppellito il Tuc, al di là delle difese di facciata anche l’ala governativa del Pdl sembra aver accettato di ripartire dalla Trise contenuta nella legge di stabilità. Che per la componente Tasi sui servizi indivisibili, quella che di fatto sostituisce l’Imu, cambierebbe però pelle, grazie al ritorno delle detrazioni fiscali, che alla fine dovrebbero esentare larga parte dei proprietari di prima casa. Si parla di 50 euro di detrazione per ogni punto di aliquota, il che vorrebbe dire prevedere una soglia di esenzione da 50 appunto, fino a 125 euro con l’aliquota massima al 2,5 per mille. «Che alla fine potrebbe però essere anche ridotta, trovando le giuste compensazioni per i Comuni», rivela uno dei relatori, il Pd Giorgio Santini. Altri 12 euro e 50 di detrazioni potrebbero arrivare per ciascun figlio a carico, fino a 4.

Cuneo fiscale

Si conferma l’idea di concentrare gli sgravi per i lavoratori dipendenti entro la soglia dei 30mila euro, erogando il taglio Irpef tutto in una tranche, in media da 200 euro. Per accontentare le colombe del Pdl il fondo di produttività verrebbe innalzato da 600 a 8-900 milioni, così come richiesto da Sacconi.

Imprese e sviluppo
La novità dell’ultima ora è quella di un Fondo per favorire gli investimenti da parte della Cassa depositi e prestiti. L’operazione verrebbe finanziata con l’emissione di titoli di Stato, «con la garanzia di un rendimento minimo», spiega Santini. Lo stesso relatore conferma che si va verso un aumento della deducibilità fiscale dell’Imu sui beni strumentali delle imprese. La soglia oggi è del 20% domani potrebbe salite al 30. Quasi certo è anche l’innalzamento della franchigia (la soglia sotto la quale non si paga) sull’Irap, che oggi è di 10.500 euro. Si stanno facendo i conti perché la misura va compensata riducendo la sgravio dei contributi Inail per le imprese. Altro piatto forte è l’allentamento del credit crunch. «Siamo d’accordo con il Pdl per introdurre nella legge di stabilità un fondo di garanzia statale che faccia ripartire la concessione di crediti da parte delle banche», assicura la vice capogruppo Pd alla Camera, Paola De Micheli. Il sistema sarebbe più o meno questo: le banche fanno prestiti e lo Stato garantisce per la quota a rischio di insolvenza. E’ poi in arrivo il rifinanziamento del fondo di garanzia per le imprese e dei Confidi, «per una cifra superiore ai 700 milioni richiesti dalle categorie», promette l’altro relatore in quota Pdl, Antonio D’Ali.

Regioni e Sanità
Sempre D’Alì firma l’emendamento che aprirebbe la strada alle macro-regioni sanitarie, «con una massa critica da 6 a 13 milioni di abitanti» per avere maggiori «economie di scala». Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, dal canto suo dichiara di aver avuto garanzie sul fatto che non ci sarà più il taglio dei fondi per i trasporti e la non autosufficienza, che verrà allentato il Patto di stabilità interno e che il Governo farà il decreto sull’Iva, che dovrebbe far transitare un po’ di beni da un’aliquota all’altra. Sui farmaci si profilano aste di acquisto regionali per risparmiare 300 milioni da reinvestire nell’assistenza domiciliare dei malati cronici più gravi. Le aste avverrebbero per prodotti terapeuticamente equivalenti. Tipo: tra tutti gli anti infiammatori si acquista quello con il prezzo più basso. Ipotesi cha fa tremare i polsi agli industriali della pillola. Ma gli imprenditori sono ricchi dentro.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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