Se l’Opec non taglia ulteriormente la produzione giornaliera di petrolio, le quotazioni rischiano di scendere nel 2018 fino a toccare i 30 dollari al barile. L’allarme arriva da Fereidun Fesharaki, esperto del mercato petrolifero nonché fondatore e presidente della società di consulenza FGE.
“Il problema è che nel mercato continua ad esserci un eccesso di offerta. Una situazione che deriva dall’enorme quantità di greggio che finisce nel mercato soprattutto dagli Stati Uniti, ma anche dalla Libia e dalla Nigeria” ha detto Fesharaki alla Cnbc, specificando che nonostante la domanda sia robusta il rischio di un collasso dei prezzi nel range 30-35 dollari resta alto. “E su questi livelli potrebbero restarci per un pezzo”.
Intanto, proprio la Libia e la Nigeria, ovvero i due paesi indicati come i principali responsabili dell’eccesso di greggio sul mercato sembra stiano mettendo i bastoni tra le ruote al tentativo dell’OPEC di raggiungere un equilibrio tra domanda e offerta. A sottolinearlo è lo stesso cartello nella sua nota mensile.
Secondo quanto rileva l’OPEC, la produzione di petrolio dei due Paesi – che fanno parte dell’Organizzazione, ma sono esentati dai tagli – ha inaspettatamente ripreso quota, portando sul mercato 350mila barili al giorno in più in maggio: abbastanza per neutralizzare un quarto della riduzione operata dagli altri membri.
La produzione del gruppo, nonostante il pieno rispetto dei tagli da parte dei Paesi soggetti a limiti, è risalita il mese scorso a 32,12 milioni di bg, eccedendo il fabbisogno dei clienti, che l’Opec per il 2017 stima in media di 32,02 mbg.
Nel frattempo, l’Agenzia internazionale dell’energia ha detto di stimare per i paesi non-Opec, Usa in testa, un’accelerazione record della produzione nel 2018 a un livello superiore all’aumento della domanda mondiale. Nel rapporto mensile l’Aie stima un incremento di 1,5 milioni di barili al giorno a 59,7 mbg per la produzione di questi paesi, mentre la domanda mondiale sarebbe di 99,3 mbg l’anno prossimo, cioe’ 1,4 milioni di barili al giorno in piu’ rispetto al 2017.