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PMI: ARRIVANO RISORSE DAL RISPARMIO POSTALE

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– Da “gigante addormentato” a centometrista: così la Cassa depositi e prestiti risponde alla chiamata del Governo e scende in campo con un pacchetto di interventi anti-crisi fino a 16 miliardi. La Cdp, e questa è la novità emersa ieri in occasione del liquidity day, potrebbe stanziare fino a 8 miliardi per le Pmi attingendo al risparmio postale, oltre ai 6 miliardi esistenti nei Fondi rotativi (3,5 per ricerca e innovazione a favore delle piccole e medie imprese, di cui 350 milioni sono dirottati al Cipe per le infrastrutture) e in aggiunta a 2 miliardi nella gestione ordinaria già pronti con linee di credito accese presso la Bei.

A sostenere le Pmi, quelle che «lavorano bene», che sono solide e sane, la Cassa si sta attrezzando per una nuova forma di finanziamento indiretta tramite sistema bancario, modello-Bei: «I fondi per le Pmi saranno almeno 5 miliardi, forse di più compatibilmente con l’andamento del fabbisogno dello Stato», ha detto ieri l’amministratore delegato Massimo Varazzani. Nella documentazione distribuita al liquidity day, il plafond complessivo a sostegno delle Pmi tramite le banche è stimato «in circa 8 miliardi, con una quota dell’ordine del 15% per le banche di credito cooperativo».

L’ad di Via Goito ha precisato che la Cassa non assumerà il rischio-impresa in questa operazione Pmi ma il rischio-banca: saranno gli istituti di credito ad effettuare le istruttorie creditizie e ad accollarsi il rischio della controparte imprenditoriale. Il finanziamento della Cdp alle Pmi replica il modello-Bei: tramite una convenzione quadro stipulata tra Cassa e Abi, verranno fissati i plafond per ciascuna banca in funzione delle singole quote di mercato (il plafond arriverà fino al 15% per le banche di credito cooperativo anche con quote di mercato del 10%). Gli istituti di credito beneficiari dovranno impiegare questa liquidità nei plafond solo per finanziare le Pmi: il costo della raccolta per le imprese sarà contenuto perché le banche otterranno liquidità dalla Cassa (tramite risparmio postale) a tassi competitivi.

L’intervento della Cassa a favore delle piccole e medie imprese rientra nella recente riforma-quadro più complessiva sull’estensione dell’uso della raccolta di libretti e buoni postali, nel rispetto di una serie di requisiti: operazioni di interesse nazionale promosse da enti pubblici, sostenibilità economico-finanziaria e valutazione del merito di credito. L’estensione alle Pmi della raccolta postale è prevista dall’emendamento AC 2187 nel decreto incentivi che dovrebbe trasformarsi in legge il 10 aprile. Se tutto andrà come da copione, il presidente Franco Bassanini ha pronosticato che la Cassa modificherà lo statuto per recepire i criteri del decreto ministeriale attuativo (si veda articolo sotto) e dell’emendamento entro fine aprile. Per attivare il canale di finanziamento alle piccole e medie imprese, la Cassa dovrà firmare quanto prima anche la convenzione con l’Abi: i lavori sono in fase avanzata ed «è già pronta una bozza», ha affermato l’ad.

E tutto questo è solo l’inizio della rivoluzione in via Goito. Come hanno evidenziato ieri Varazzani e Bassanini, la Cassa in futuro potrà intervenire con il risparmio postale a sostegno delle infrastrutture e degli investimenti in operazioni di interesse nazionale «sotto qualsiasi forma», con garanzie, sottoscrizione di debito e assunzione di capitale di rischio. Non è escluso che la Cdp anticiperà i crediti vantati dalle Pmi verso la PA o le imprese. E intanto continuerà a fare quello che fa già: mutui agli enti locali e territoriali, sottoscrizione di fondi per l’edilizia pubblica. E’ in arrivo persino il rilancio del fondo per le infrastrutture F2i, di natura privata ma di cui Cdp è azionista assieme alle Fondazioni (favorevoli a una rivisitazione degli obiettivi).

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Il fronte delle garanzie, allo studio anche come tandem Cdp-Sace, ha infine grandi potenzialità perché riduce i rischi degli attivi delle banche ed è complementare alle iniezioni di liquidità. È in corso di valutazione l’opportunità di attivare presso la Cassa una linea di firma Sace a garanzia di quota parte del rischio di credito delle Pmi, con vocazione all’export o che vantino credito verso la PA.

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