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Pionere italiano di Internet fallito e risorto rivuole soldi da MPS

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ROMA (WSI) – La sua società Internet è fallita nel 2001, in una storia emblematica di quanto sia difficile fare imprenditoria in Italia. Ora che è stato assolto in appello Antonio Manno torna a parlarne.

Manno, che è stato condannato per bancarotta fraudolenta per poi venire assolto, denuncia un sistema giudiziario italiano non sempre senza colpe e sopratutto “un sistema bancario corrotto, incompetente e ignorante”.

Lanciando uno dei siti pionieri dell’era Internet, bid.it, Manno si è trovato a dover vendere un prodotto in un mercato che nessuno conosceva ma di cui lui aveva capito le potenzialità.

Il business di Internet è cresciuto esponenzialmente, fino ad arrivare alla bolla del 1999. Anno in cui l’ex ingegnere con posto fisso di Fiat ha lasciato tutto per lanciare un sito di aste online.

Gli venne proposto di quotarsi di Borsa con la possibilità di accedere a grandi investimenti. Dopo aver avuto soldi freschi da fondi di investimento e venture capital italiani, Manno chiuse un accordo con due delle banche regionali di MPS.

La sua impresa è poi fallita e a 45 anni Manno è dovuto anche tornare a vivere dai suoi genitori. Dopo le umiliazioni subite in una parabola che ha dell’incredibile, Manno si è rifatto una vita promuovendo startup in Cile, ma la ferita brucia ancora e ora l’ex stella dell’Internet Companuy vuole i soldi indietro dalla banca senese.

In una drammatica riunione del 2002 Manno è costretto a dichiarare il fallimento, “perché le banche improvvisamente chiudono il rubinetto dei fondi e delle commesse promesse come motivo principale del loro investimento”.

“Nel momento che MPS entra nella mia società fonda un’azienda che ha lo stesso mercato della mia società. Entra, acquisisce il know how e crea una società parallela e lascia improvvisamente morire di asfissia, quindi di liquidità, il gruppo da cui aveva acquisito il know how”.

Il conflitto di interesse viene descritto nel dettaglio da Manno nella perizia fallimentare. “La parte più incredibile della storia avviene 5 anni dopo”.

Quando le banche smettono di investire, Manno è costretto a continuare ad investire con anticipi di aumento di capitale di cui si sarebbero dovute caricare le banche.

Il tribunale di Trani scrive una accusa “incredibile”. Anziché denunciare il “crimine”, il conflitto di interesse di MPS, si inventano un “teorema paradossale”. L”accusa è di aver “previsto il crollo di Internet” ma di continuare a investire nella mia società e depauperare il patrimonio, “truffando gli azionisti”, vendendo un’attività pur sapendo che Internet sarebbe crollata.

Manno, condannato in primo grado a 4 anni per bancarotta fraudolenta, venne visto come un fallito e poi nel 2007 come un criminale. Dal punto di vista professionale è stata la sua morte, ma solo in Italia. In Cile si è reinventato e dall’estero – ovviamente tramite un video pubblicato in rete – grida vendetta.