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PIAZZA AFFARI: GLI ITALIANI AMANO IL RISCHIO

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Gli italiani non dimenticano la Borsa neanche in questa fase ribassista del mercato italiano, e di quelli del resto del mondo. Anzi gli investitori, negli ultimi quattro anni, si sono spostati sempre più verso investimenti con un grado di rischio superiore, operando in modo più frequente attraverso il trading on line.

Secondo lo studio “Gli italiani e il rischio in finanza: dai Bot ai Covered Warrant” presentato ieri mattina a Milano dall’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO) in collaborazione con CityBank, gli italiani hanno modificato notevolmente i loro investimenti.

Tra i prodotti finanziari acquistati, infatti, le azioni sono passate dal 3,4% del 1997 all’11,5% del 2001. Forte crescita anche per i fondi azionari passati dal 3% del 1997 al 13,6% del 2001. Hanno perso appeal, invece, i titoli di stato con la sottoscrizione di Bot, Cct, Btp etc. dal 23% del 1997 al 17,7% di quest’anno.

Rischiare di più significa cercare una maggiore redditività a scapito della sicurezza. Questo rimane l’aspetto più rilevante nella scelta di un prodotto finanziario, ma la percentuale di coloro che cercano tranquillità si è ridotta dal 74% dell’aprile 1997 al 65% del marzo di quest’anno. Contemporaneamente è cresciuto il fattore redditività con il 65% del campione che valuta come fondamentale il possibile guadagno rispetto al 60% circa di quattro anni fa.

Prevista forte crescita del trading on line

Secondo lo studio dell’ISPO, circa il 25% del campione vede di buon occhio il trading on line. Di fatto la percentuale di coloro che hanno acquistato personalmente prodotti finanziari tramite Internet sono il 2,5% del campione, ma oltre il 23% di quelli che hanno utilizzato altri canali potrebbe in futuro acquistare prodotti attraverso il trading on line. Questo canale viene considerato infatti “come un’interessante opportunità” dal 13,5% o “qualcosa che non si conosce ma si potrebbe utilizzare” per il 10%.

Il 7% dei 5.000 intervistati investe in Borsa. Questa percentuale, che non può essere paragonata agli anni passati per l’assenza di dati sicuri, viene considerata da Renato Manneheimer, presidente dell’ISPO, come piuttosto elevata. Questo in virtù del fatto che gli intervistati intuiscono l’investimento in Borsa come negoziazione di azioni, esclusi quindi tutti gli altri strumenti finanziari quotati.

Lo studio dell’Ispo ha indagato anche sull’acquisto di prodotti derivati e in particolare dei Covered Warrant che negli ultimi anni hanno registrato una forte crescita. La percentuale di quelli che ancora non conoscono lo strumento è pari al 50% tra coloro che operano in Borsa, mentre il 6% afferma di conoscere molto bene questi strumenti.

Secondo Paolo Arnaldi, responsabile CW Citybank, sono circa 500.000 gli italiani che investono sui Coverd Warrant.