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Petrolio, Opec e Russia unite per “schiacciare speculatori”

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NEW YORK (WSI) – Per arginare la svalutazione del petrolio i rappresentanti dell’Opec hanno chiesto una riunione con i paesi esportatori che non sono membri del cartello, perché in temi difficili ci vogliono scelte difficili. “È cruciale che tutti i maggiori produttori di greggio del mondo si siedano intorno a un tavolo e trovino una soluzione”, ha detto il numero uno del blocco Abdalla el-Badri.

Il segretario generale è molto preoccupato per la crisi legata prima di tutto ai livelli eccessivi di offerta. Ieri le quotazioni del petrolio sui mercati Wti e Brent sono tornate a perdere terreno, scendendo in area 31 dollari al barile dopo che la produzione dell’Iran ha toccato un nuovo record a dicembre. Oggi hanno violato al ribasso i 30 dollari. Da metà giugno 2014 il valore si è ridotto di oltre il 70%.

Petrolio: i prezzi hanno bucato ancora una volta i 30 dollari al barile. Opec chiede intervento coordinato (Immagine: Argus Media)

Ha influito negativamente anche la decisione del gigante petrolifero saudita Saudi Aramco di non ridurre gli investimenti nella nuova catena produttiva. Molte aziende petrolifere sono finite sul lastrico. Prezzi così bassi rendono non convenienti molte delle attività dei gruppi attivi nel settore.

Secondo el-Badri il mondo ha bisogno di un bliz di investimenti pari a 10 mila miliardi di dollari per sostituire i bacini petroliferi che hanno ormai esaurito le risorse e riuscire a far fronte a una domanda extra che sarà di 17 milioni di barili al giorno entro il 2040.

Nonostante una simile richiesta elevata, tanti progetti sono stati accantonati negli ultimi tempi. Gli investimenti stimati nei progetti che verranno effettuati dal 2015 al 2020 sono stati rivisti al ribasso di $1.800 miliardi rispetto a quanto era stato previsto nel 2014.

Un altro effetto domino nel gas

Saleh Al-Sada, il ministro dell’Energia del Qatar, ha detto che è ancora troppo presto per dichiarare conclusa la fase ribassista del mercato del petrolio e che il fondo non è stato ancora toccato.

“Attraversemo un altro ciclo di ribassi, ma poi i prezzi torneranno a saire. Il valore di oggi non è in alcun modo sostenibile”.

Al-Sada ha avvisato che un altro settore energetico, quello del gas, rischia di essere travolto dalla valanga. L’industria del gas, secondo il ministro di Doha, potrebbe infatti vivere la sua personale versione dello stesso trauma. “Australia, Angola e Stati Uniti sono destinate a inondare il mondo di gas naturale liquefatto (GPL) quest’anno. Un altro domino vacilla e potrebbe provocare un effetto a catena.

Fonte: Telegraph