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PATTO, ORA NUOVE REGOLE

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La grandezza di chi, negli ultimi cinquant’anni, ha costruito le istituzioni europee, da Robert Schuman ad Alcide De Gasperi, da Konrad Adenauer a Helmut Kohl, è sempre stata l’intelligenza di immaginare un disegno politico che imbrigliasse quanti diversamente ritenevano l’Europa solo un minimo comun denominatore degli interessi delle loro nazioni.

Grazie a questa abilità e a questa intelligenza, e nonostante l’opposizione dei banchieri centrali di mezza Europa, nel 1978 si costruì il Sistema monetario; nel 1985 nacque il mercato unico, ponendo niente meno che un personaggio scettico dell’Europa come la signora Thatcher in condizione di non esercitare il suo diritto di veto.

L’altra notte a Bruxelles è accaduto esattamente l’opposto. La Commissione ha offerto su un piatto d’argento, in primis a Chirac e a Tremonti, che guardano con sufficienza alle istituzioni europee, l’occasione per umiliarle. Con altra abilità, e vincendo lo scetticismo generale, dieci anni fa Jacques Delors mandò in porto con successo il trattato di Maastricht. Questa Commissione si è rifiutata di progettare un Patto migliore, per mesi ha difeso regole che contrastano con la razionalità economica e alla fine, come era facilmente prevedibile, ha perso. Priva di una strategia, ha dato all’opinione pubblica l’errata impressione che i politici siano più lungimiranti dei funzionari di Bruxelles.

Giulio Tremonti ha presieduto la riunione senza valutare seriamente le conseguenze di un voto che ha diviso l’Europa. I danni, infatti, non si limitano a quelli arrecati alla credibilità della Commissione: ostinandosi ad andare ai voti si è fatta emergere, per la prima volta da quando esiste l’euro, una divergenza profonda tra i Paesi che condividono una moneta comune, dando adito a un’ipotesi impensabile: l’unione monetaria è davvero irreversibile?

Quanto è accaduto si rifletterà anche sulla Conferenza intergovernativa che dovrebbe, entro Natale, approvare la nuova Costituzione dell’Unione europea. Dopo lo schiaffo di ieri, con la sconfitta subìta da Madrid e dal suo Commissario, Pedro Solbes, inevitabilmente la posizione spagnola, già critica, si farà più rigida e fra l’altro sfumano le chances che la Conferenza si concluda entro il semestre di presidenza italiano. Grazie alla vittoria di Tremonti a Bruxelles, paradossalmente è scacco matto per Berlusconi, che tanto puntava sull’ospitare a Roma la cerimonia conclusiva della Conferenza.

Per impedire che dilaghi il risentimento contro l’euro bisogna senza indugio scrivere un nuovo Patto: non è difficile. E’ sufficiente copiare con umiltà il Codice di responsabilità fiscale inglese, introdotto a Londra da Tony Blair nel 1997, che si concentra non sul disavanzo corrente registrato in quell’anno, bensì sul cosiddetto disavanzo strutturale: quello, cioè, che tiene conto dell’andamento dell’economia. E che applica la «regola aurea», sottraendo dal deficit la spesa per gli investimenti netti.

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