Economia

Paradisi fiscali, chi sono e quanto rubano al Pil i super ricchi evasori

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

In uno studio del National Bureau of Economic Research (NBER) vengono stimati i capitali che vengono sottratti da ogni singolo paese perché parcheggiati in paradisi fiscali all’estero. Il risultato è che la somma di beni e averi imboscati in conti offshore e all’estero ammonta a quasi il 10% del Pil mondiale. Ma questa del 9,8% è solo la percentuale media.

Tra i vari paesi non c’è affatto eterogeneità: in Scandinavia la percentuale è striminzita, nell’Europa continentale è al 15% circa mentre nei paesi del Golfo raggiunge il 60%. In Italia più del 10% del Pil è nascosto in paradisi fiscali e conti offshore (vedi penultima tabella in fondo).

Con i dati raccolti, Annette Alstadsæter, Niels Johannesen e Gabriel Zucman hanno potuto ridistribuire le quote della ricchezza mondiale dei dieci paesi che contano per circa la metà del Pil mondiale. Siccome i capitali depositati in conti offshore appartengono principalmente ai super ricchi, se si tiene conto anche dei beni e averi parcheggiati nei paradisi fiscali, il valore del patrimonio in mano allo 0,01% della popolazione in Europa cresce a dismisura, anche in nazioni che non usano in maniera esagerata gli atolli fiscali.

La maggior parte (più del 50% come si vede nel grafico sotto riportato) del patrimonio dei cittadini della Russia, per esempio, si trova depositato in conti offshore all’estero. I risultati del rapporto di NBER sono la prova che in un mondo globalizzato i dati e sondaggi fiscali ufficiali non bastano per avere un’idea veritiera di quali siano le reali distribuzione e accumulazione di ricchezza. Tanto meno di quanto potrebbe essere in termini di guadagno per le casse statali un eventuale rientro di tali capitali.

Più della metà dei super ricchi russi ha capitali depositati in conti offshore di paradisi fiscali
Più della metà dei super ricchi russi ha capitali depositati in conti offshore

L’apparato istituzionale in vigore in un determinato paese (democrazia, autarchia, regime dittatoriale) o il tipo di carico fiscale che pesa su famiglie e imprese non bastano a spiegare il fenomeno dell’evasione nei paradisi fiscali offshore. La vicinanza ai paradisi fiscali, o paesi ritenuti tali prima della fine del segreto bancario, come la Svizzera, può ad esempio giocare un ruolo (come nel caso di Italia e Francia).

Tra i paesi meno virtuosi si trovano, per esempio, sia paesi con impianti autocratici al potere come la Russia e l’Arabia Saudita, sia Stati con un passato di regime autocratico (Argentina, Grecia), sia anche nazioni occidentali democratiche (come Regno Unito, Italia e Francia).

La Svizzera è uno dei paradisi fiscali più popolari tra i super ricchi
La Svizzera è uno dei paradisi fiscali più popolari tra i super ricchi, d’Europa in particolare

Paradisi fiscali: l’impatto sulle disuguaglianze di reddito

Nonostante l’uso di paradisi fiscali come Panama sia più prevalente nei paesi dell’Europa Continentale, lo studio ha rilevato che in proporzione il patrimonio è molto più concentrato negli Stati Uniti. Se si calcola la somma del patrimonio appartenente allo 0,01% della popolazione Usa, infatti, si arriva a un numero netto che è altrettanto alto quanto l’Europa nel 20esimo secolo.

Lo studio prende in esame in particolare i capitali finiti offshore provenienti dai contribuenti di 10 grandi paesi: Danimarca, Finlandia, Francia, Olanda, Russia, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito. I risultati svelano che il patrimonio trasferito all’estero allargherebbe maggiormente le forchette di diseguaglianza di reddito in paesi come Francia, Regno Unito e Spagna, dove il 30-40% dei capitali dei ricconi è nascosto in paradisi fiscali.

Italia, più del 10% del Pil imboscato in paradisi fiscali
Italia, più del 10% del Pil imboscato in paradisi fiscali

Quanto ai paesi destinatari dei capitali dei ricchi evasori, la Svizzera la fa da padrone: da sola è meta del 30% del totale, ma nel 2001 deteneva il 40% e nel 2006-2007 aveva raggiunto la percentuale record di quasi il 50% (45-50%). I paradisi fiscali asiatici stanno però progressivamente recuperando terreno su Berna.

Prima dell’anno scorso la maggior parte dei paradisi fiscali extra Svizzera, la quale da tempo fornisce statistiche sui patrimoni detenuti presso le sue banche, pur avendo statistiche alla portata di mano non le rendeva pubbliche. Nel 2016 tutto è cambiato e molti centri offshore hanno autorizzato la banca delle banche centrali, la Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS), a diffondere statistiche bilaterali dei dati bancari, come per esempio l’ammontare di capitali indiani depositati a Hong Kong. Tra i paradisi fiscali che si sono “aperti” di recente si possono citare Guernsey, Hong Kong, Isle of Man, Jersey, Lussemburgo e Macao.

I paesi del Golfo e in generale quelli ricchi di petrolio continuano a favorire le banche svizzere, anche per ragioni storiche (era l’unico centro offshore accessibile quando è iniziato negli Anni 70 il boom del greggio). I super ricchi delle economie asiatiche preferiscono restare invece lontano dalla Svizzera. I Paperoni russi scelgono principalmente Svizzera e Cipro, mentre quelli di Francia, Belgio e Portogallo, oltre alla Svizzera, si rivolgono a Lussemburgo e Jersey.

I paradisi fiscali asiatici stanno soppiantando la Svizzera
I paradisi fiscali asiatici stanno soppiantando la Svizzera