di Laurent Denize Global co-cio di Oddo Bhf Asset Management

Elezioni Usa, cosa aspettarsi dalla seconda stagione di Trump

Man mano che ci avviciniamo a novembre 2024, prevediamo un aumento nella volatilità dei settori e dei titoli europei direttamente esposti a potenziali cambiamenti di politiche e un ampliamento nelle divergenze di performance.

Anche se i protagonisti sono già noti, la rivincita tra Joe Biden e Donald Trump affascinerà ancora il mondo intero fino al 5 novembre. I due candidati sono testa a testa nei sondaggi d’opinione e in questo momento non esiste un chiaro favorito. In termini geopolitici, come il sostegno all’Ucraina o il futuro della NATO, un secondo mandato di Trump potrebbe avere delle conseguenze. Anche se la storia recente indica che, in generale, la confusione geopolitica ha un impatto poco duraturo sui mercati, se non altro in quelli sviluppati, dove finiscono per prevalere le politiche e il ciclo economico, lo spettro di una seconda stagione di Trump potrebbe avere un impatto maggiore sul sentiment degli investitori nei prossimi mesi.

Questo perché il suo team è più preparato rispetto al primo mandato: molti programmi economici, come tagli fiscali o tariffe più elevate, sono in attesa di applicazione. Ma la loro realizzazione dipenderà dalla situazione economica e questo offre meno margine fiscale rispetto al 2016, ovvero all’alba del primo mandato di Trump. Il debito nazionale ha continuato ad aumentare, il deficit di bilancio si è esteso, mentre la crescita globale ha subito un rallentamento e l’inflazione ha raggiunto un livello superiore. Nel frattempo, sia la fiducia dei consumatori che gli indici PMI si sono indeboliti e le condizioni di credito bancario si sono inasprite. Solo il tasso di disoccupazione è sceso negli ultimi quattro anni.

 

Che cosa significa per l’Europa

Vogliamo illustrare le potenziali conseguenze per l’Europa della scelta tra Trump e Biden analizzando quattro aree d’intervento dell’amministrazione USA: politica commerciale (tariffe), politica fiscale (tagli alle tasse), clima (Inflation Reduction Act) e sicurezza (adesione alla NATO).

  1. Sul fronte economico, la politica commerciale è stata al centro del primo mandato di Trump ed ha il potenziale di essere determinante per un possibile secondo mandato. Se rieletto, Trump potrebbe introdurre una tariffa minima del 10% sulle importazioni da tutti i paesi e del 60% sulle importazioni cinesi. Questo causerebbe una nuova guerra commerciale, non solo con la Cina, ma anche con l’UE? Anche se è difficile valutare fino a che punto tali proposte si materializzeranno, le conseguenze potrebbero essere enormi, ma per entrambe le parti. Questo perché gli USA sono i più grandi importatori di merce europea, con una quota appena sotto il 20%; viceversa, l’UE è l’importatore primario per gli USA, con una quota del 18%, davanti alla Cina. Questa reciproca dipendenza dovrebbe rendere possibile il compromesso, anche se la minaccia di tariffe più elevate sulle merci provenienti da UE e Cina potrebbe urtare il sentiment verso le azioni europee, tedesche e cinesi. Con uno scenario che prevede un Biden 2.0, i rischi di escalation commerciale sarebbero evitati.
  2. Per Donald Trump, l’importante riforma fiscale da lui attuata è uno degli innegabili successi del suo primo mandato, dato che ritiene che abbia rafforzato gli USA come piazza di investimento. L’imposta aziendale federale è scesa dal 35 al 21%. Tuttavia, sono state aggiunte alcune sovrattasse locali che variano da stato a stato e che rendono l’aliquota finale più elevata. Se Biden ha intenzione di rialzare l’aliquota dell’imposta federale ad almeno il 28%, Trump può immaginare di ridurla al 15%.
    Una maggiore espansione fiscale sotto l’egida di Trump potrebbe andare a stimolare il nervosismo del mercato obbligazionario, ma potrebbe spronare le previsioni di guadagni USA e il sentiment verso consumer play, Small Cap e finanziari. Le imposte più elevate che applicherebbe Biden sarebbero nocive per le società europee che hanno una forte presenza negli Stati Uniti.
  3. In termini di politica climatica, il passaggio da Trump a Biden è stato come un maremoto. Il protezionista “US Inflation Reduction Act”, con il suo nome fuorviante, ha più che raddoppiato l’investimento in tecnologie “clean”. Incoraggiate da allettanti crediti d’imposta, anche alcune società europee hanno partecipato, per un 17%. Nel 2023 i produttori UE di tecnologie “clean” hanno annunciato ulteriori 12 mld di USD di investimenti negli USA. Se Trump dovesse completamente invertire questa politica (che non è una certezza, dato che giova anche agli stati repubblicani), secondo noi l’opinione sul settore rinnovabili/energia pulita/ESG potrebbe incassare il colpo. Tuttavia, pensiamo che l’Europa possa trarre un marginale vantaggio, poiché l’IRA ha portato a una fuoriuscita di investimenti verso gli USA, grazie alla facilità di accesso ai crediti d’imposta. Se la politica di Biden dovesse continuare, la pressione della concorrenza e delocalizzazione resterebbe.
  4. In termini di difesaanche senza lo scenario estremo di un ritiro degli USA dalla NATO, l’UE dovrebbe vedere un aumento nell’utilizzo della politica industriale per ampliare un settore della difesa poco sviluppato, anche se l’urgenza sarebbe meno pressante in caso di elezione di Biden. La spesa combinata per la difesa di tutti i paesi europei aderenti alla NATO dovrebbe attestarsi al 2% del loro PIL per il 2024. L’aumento della spesa militare dell’UE potrebbe alterare i profili di politica fiscale dei vari paesi e favorire settori azionari come Difesa/Industriali.

Come si devono preparare gli investitori a una possibile seconda stagione di Trump 

La maggior parte degli osservatori si aspetta meno sconvolgimenti in caso di vittoria di Biden rispetto a quelli che si avrebbero con una vittoria di Trump. Guardando indietro, però, l’elezione del 2016, imprevedibilmente vinta da Trump, aveva provocato nell’immediato una forte e generalizzata reazione “risk-on” da parte del mercato. Petrolio, small cap USA, azioni europee, dollaro e tassi avevano registrato i maggiori incrementi. Tuttavia, questo quadro favorevole per gli investitori non è rimasto per tutta la durata del mandato.

La politica commerciale è stata fonte di disagi, in particolare per i settori industriali europei colpiti da tariffe punitive, come quello dell’auto. In questo senso, la debolezza delle azioni europee è diventata palese durante il periodo di elevata incertezza commerciale tra gennaio e settembre 2018. Energia, Lusso Beni e Retail erano stati gli unici a sovraperformare in termini assoluti.

Quale potrebbe essere l’impatto, in caso di un secondo mandato di Trump

Macroeconomia: quanto alla crescita, l’impatto dovrebbe essere leggermente positivo, ma l’iniziale effetto “euforia” potrebbe essere ridotto dall’inflazione importata. Quanto all’inflazione, una seconda stagione di Trump sarebbe un invito alla reflazione per gli USA. A ogni modo, per farsi sentire su inflazione e crescita lo stimolo dovrà essere particolarmente forte. Per quanto riguarda i tassi, pensiamo che ci sarebbe una pressione sempre maggiore sulla banca centrale, con un conseguente allentamento della politica monetaria e una curva del rendimento più ripida.

  • Asset Class: una vittoria di Trump potrebbe sostenere il dollaro USA, i titoli del settore energetico, le azioni statunitensi, il credito USA, i ciclici domestici e dovrebbe essere particolarmente positiva per le Small Cap. D’altra parte, le azioni UE/tedesche/cinesi potrebbero essere considerate perdenti. Tuttavia, l’impatto sulle azioni e le obbligazioni europee è più sottile perché il “rischio Trump” è più idiosincratico che generalizzato. Anche se il 25% delle vendite delle società nell’indice MSCI Europe proviene dagli USA, solo il 6,4% si riferisce alle merci esportate verso gli USA (ovvero potenzialmente soggette a tariffe USA incrementali)
  • Settori: presi singolarmente, vi sono solo alcuni settori in cui le tariffe mirate possono avere un impatto significativo sull’Europa su scala macro. Come durante il primo mandato di Trump, il settore dell’automotive è quello che rischia maggiormente di subire una guerra commerciale, dato che le tariffe d’importazione nell’UE sono più alte che negli USA. Un aumento di 10 punti nelle tariffe porterebbe a un declino del 20% nei volumi delle esportazioni UE-USA per tutti i produttori di auto europei esposti. Anche il settore dei beni di lusso, che genera il 20% delle proprie vendite negli USA, subirebbe il peso di tariffe più alte, poiché il suo pricing power è stato eroso dall’inflazione. Le ritorsioni contro i paesi dell’UE con una tassa sui servizi digitali che agisce in particolare sulle società USA e sulle restrizioni alle importazioni sulla tecnologia legata alla sicurezza potrebbero colpire le società high-tech di alcuni paesi europei chiave (Francia, Italia, Spagna soprattutto). Infine, un’altra possibilità potrebbe essere l’applicazione di tariffe mirate sulla tecnologia medica e i prodotti farmaceutici.

In senso lato, man mano che ci avviciniamo a novembre 2024, prevediamo un aumento nella volatilità dei settori e dei titoli europei direttamente esposti a potenziali cambiamenti di politiche e un ampliamento nelle divergenze di performance. Quindi, i rischi idiosincratici in questi settori devono essere monitorati in previsione delle elezioni, poiché i prezzi delle azioni potrebbero reagire ai sondaggi e alla retorica da campagna elettorale. È per questo che restiamo all’ascolto di eventuali anteprime e trailer che annuncino una seconda stagione di Trump!