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Occhio ai mercati emergenti: è qui che si spostano i capitali

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Il contenuto di questo articolo – pubblicato da Legg Mason – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Londra – Gli investitori stanno spostando i capitali verso il debito dei paesi emergenti a seguito della recente serie di rating più alti per questi ultimi, spiega Ian Edmonds, top manager del fondo Legg Mason Western Asset Global Multi Strategy Fund, che ha in gestione 1,8 miliardi di dollari*.

I recenti migliori rating attribuiti al debito di diversi paesi delle regioni emergenti stanno spingendo i fondi comuni di investimento, i fondi pensione e i fondi sovrani a cambiare l’allocazione degli attivi.

“Il mercato globale sta sperimentando una convergenza dei rating”, continua Edmonds: “Le agenzie di rating continuano da una parte a declassare il debito dei paesi avanzati, mentre dall’altra confermano il trend di rating più alti per i mercati emergenti.

Dal punto di vista strutturale, si sta verificando uno spostamento nell’allocazione degli asset verso i mercati emergenti, di cui sono protagonisti gli investitori, i fondi pensioni e i fondi sovrani”.

Edmonds è dell’opinione che i mercati emergenti continueranno a essere uno dei temi secolari preferiti da Western Asset e che ci siano diversi modi per trarre profitto dai recenti rating più favorevoli di diversi paesi emergenti.

“Dato il contrasto tra il merito di credito dei paesi avanzati e quello dei mercati emergenti, il modo migliore per trarre beneficio da questa dinamica è, a nostro avviso, combinare i settori del debito sovrano, delle obbligazioni societarie di aziende dei paesi emergenti – dove si ha uno spread più alto – con un peso particolare a certi mercati scelti in America Latina e in Asia. Siamo convinti che nel tempo, le valute dei mercati emergenti si apprezzeranno rispetto a quelle del G4”.

Nello specifico, se si parte della variabile della crescita di queste regioni, precisa Edmonds, con il ridursi della pressione inflattiva, sarà l’Asia a registrare la performance migliore.

“Riteniamo che dalla Cina si possa ricavare un 8% circa. L’America Latina cresce in maniera sostenuta e per gli Stati Uniti prevediamo una crescita che oscillerà tra il 2 e il 3%. Secondo noi, la pressione dell’inflazione nei mercati emergenti si attenuerà e, inoltre, i decisori politici in queste regioni hanno strumenti per allentarla”.

A Edmonds piace anche il Brasile dove i rendimenti si aggirano attualmente attorno al 10%: “Il Brasile offre uno dei rendimenti reali più alti di tutto l’universo dei mercati emergenti, e quindi lo vediamo con favore. Anche la valuta si è apprezzata recentemente, e quindi riteniamo che probabilmente il ritmo dell’apprezzamento rallenterà ora”.

A parte il Brasile, in generale, i rendimenti dei mercati emergenti non toccano livelli eccezionali come quelli verso la metà degli anni 2000, conclude Edmonds, e per questo motivo è importante individuare in maniera specifica le valute stabili che presentano margini di apprezzamento e i cui relativi rendimenti offrono, rispetto al debito denominato in dollari, una buona prospettiva di crescita.