Perché il petrolio è destinato a scendere ancora
Complice l’offerta in eccesso di carburante, il petrolio è destinato a calare ancora di prezzo. Oggi sui mercati delle materie prime, il contratto sul Brent è sceso sotto i 45 dollari al barile mentre il future sul Wti viaggia intorno ai 43 dollari al barile: in entrambi i casi si tratta dei minimi di tre mesi.
Con le loro azioni per lottare contro la crisi dell’oro nero, le compagnie di raffinazione stanno solo rimandando di qualche mese il calo dei prezzi del greggio, e quel calo a quel punto “sarà molto più acuto”. Lo sottolinea l’analista di Morgan Stanley, Adam Longson, in una nota ai clienti in cui si dice che “c’è da aspettarsi una correzione”.
Le scorte di carburante sono ai massimi di cinque anni in quasi tutte le regioni, ma i margini dei prodotti sono in netto calo. Questo gap finirà per pesare anche sui mercati del petrolio, ma più tardi. “I margini delle compagnie di raffinazione sono sotto pressione e i gruppi dovranno ridurre l’utilizzo degli impianti, portando a una domanda di greggio più bassa. L’offerta continuerà a salire e i prezzi a scendere”.
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Il colosso americano dello streaming ha annunciato di aver concluso il primo trimestre del 2024 con un utile netto di $2,33 miliardi, o di $5,28 per azione, meglio degli $1,30 miliardi, o di $2,88 per azione, riportati nello stesso periodo dell’anno precedente.
I prezzi del contratto spot sull’oro sono balzati fino al nuovo record di $2.411,09 l’oncia subito dopo la notizia dell’attacco, mentre lo yen si è rafforzato.
Il Brent balza del 3,6%, oltre la soglia di $90 al barile.
Una recente decisione del Tribunale di Roma ha stabilito l’illegittimità delle cessioni di presunti rami d’azienda da parte di Bnl, ordinando il reintegro di 16 lavoratori precedentemente esternalizzati nel 2022. La sentenza rappresenta un significativo riconoscimento delle rivendicazioni dei dipendenti e delle posizioni sostenute dal sindacato First Cisl.