La Banca nazionale svizzera ha reso noto di aver speso 67,1 miliardi di franchi nel 2016 per indebolire la valuta elvetica. Lo ha fatto tramite l’acquisto di divise straniere. L’ammontare, pubblicato nel rapporto annuale della banca centrale svizzera, è di 20 miliardi circa più basso rispetto al 2015, quando i soldi investiti per “manipolare” i tassi di cambio avevano toccato 86,1 miliardi di franchi.
Il record era stato raggiunto nel 2012, quando la Banca nazionale svizzera (SNB) ne aveva spesi 188 di miliardi. La grossa differenza con gli anni passati è che nel 2015 la SNB aveva però deciso di “abbandonare” l’euro, lasciando il franco libero di scambiare sui mercati, senza più legami con la moneta unica. Il peg era fissato in precedenza a 1,20 franchi per ogni euro. La decisione è costata alla banca svizzera decine di miliardi nei mercati del Forex.
È da anni che la Svizzera, un’economia fortemente dipendente dalle esportazioni in Europa, si serve degli interventi sulle riserve valutarie estere per svalutare il franco. La divisa svizzera ha un grande appeal tra gli investitori per via del suo status di valuta rifugio. Dopo aver eliminato il peg a gennaio del 2015 il franco si era portato anche sulla parità rispetto all’euro, la la Banca nazionale svizzera è prontamente intervenuta, imponendo per esempio anche tassi negativi sui depositi al fine di indebolire la propria moneta.