(9Colonne) – Roma, 14 mar – Il 2006 si è chiuso con un aumento dell’export italiano verso la Russia del 24.1%, mentre le nostre importazioni hanno registrato un lieve rallentamento (15.6%), in seguito ai fattori climatici e dunque a un minor fabbisogno energetico. Emergono però difficoltà per le nostre aziende dovute principalmente alle nuovi leggi russe sulla certificazione ed etichettatura di alcuni prodotti, al regime doganale e alla presenza di molte tasse locali. Per il presidente della Camera di Commercio Italo-Russa Rosario Alessandrello “Mosca non intende più accettare le manovre dei governi occidentali che, negli anni successivi al crollo dell’Unione Sovietica, hanno approfittato della debolezza politica ed economica della Russia per ridurre la sua presenza nelle tradizionali zone di influenza nel mondo. La situazione è cominciata a cambiare a favore della Russia negli ultimi due anni, quando i prezzi del petrolio sono aumentati di oltre tre volte. Nel 2006, l’export di prodotti energetici ha garantito un surplus di bilancio di oltre 80 mld di dollari nel 2006, pari a circa l’8.1% del Pil. Per il futuro, dunque, un numero maggiore di investitori baserà l’organizzazione del proprio business sul rafforzamento delle relazioni personali e private con la sempre più potente burocrazia russa”. Il volume totale degli investimenti italiani nella Federazione Russa dal 1990 al 2005 è stato pari a circa 1.4 miliardi di dollari. La somma degli investimenti italiani dei primi 6 mesi del 2006, secondo gli ultimi dati disponili, è di 553 milioni di dollari, di cui 386 milioni costituiscono investimenti diretti. La maggior parte degli investimenti riguarda l’industria siderurgica e metallurgica, seguite dall’industria dei materiali edili.
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