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Musk chiama in causa Jack Dorsey nella battaglia contro Twitter

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Nuovo capitolo nella saga Twitter-Musk. Nell’ambito della battaglia legale, esplosa dopo che il tycoon aveva manifestato la volontà di ritirarsi dall’accordo da 44 miliardi di dollari per acquistare il social media, il fondatore di Tesla ha citato in giudizio il co-fondatore ed ex ceo Jack Dorsey, dimessosi dalla carica di amministratore delegato di Twitter a novembre scorso. Nell’atto di citazione depositato lunedì scorso, Musk ha chiesto a Dorsey informazioni in merito agli account falsi o bot su Twitter. In particolare il team di Musk è alla ricerca delle indicazioni sulle metriche utilizzate per il loro conteggio.

Tali informazioni potrebbero essere rilevanti per “l’impatto o l’effetto di account falsi o spam sull’attività e sulle operazioni di Twitter”. E, quindi, determinanti al fine di provare la sua tesi: ovvero che il numero di utenti attivi di Twitter sia più basso di quanto dichiarato dal social network. Twitter continua a sostenere di non aver mai mentito sul numero di account falsi, che ha dichiarato essere inferiore al 5%.

Dopo che Musk è diventato il maggiore azionista di Twitter alla fine di marzo, Jack Dorsey, che ha lasciato la società lo scorso maggio, è stata la prima persona della società che ha contattato. Dorsey, che all’epoca era ancora direttore di Twitter, in seguito incoraggiò Musk a unirsi al consiglio di amministrazione e parlò in modo brillante di lui dopo che il consiglio di amministrazione aveva accettato di vendere la società al magnate nato in Sudafrica.

Musk sfodera tutte le sue armi, in attesa del processo di ottobre

Da quando la persona più ricca del mondo si è ritirata dall’acquisizione di Twitter, dozzine tra persone, banche e fondi sono stati citati in giudizio da entrambe le parti.  La scorsa settimana, il team legale di Musk aveva chiamato in causa Kayvon Beykpour, l’ex capo dei prodotti di consumo di Twitter, e Bruce Falck, l’ex responsabile delle entrate e dei prodotti di Twitter.

Per dimostrare che gli account falsi non sono quelli dichiari dal gruppo, Musk, lo scorso luglio, aveva chiesto chiesto l’intervento anche della Sec: all’autorità di controllo dei mercati finanziari statunitensi ha chiesto di indagare sul numero di utenti reali su Twitter.  A dirimere la vicenda sarà la Corte della Cancelleria del Delaware. L’inizio del processo è previsto per il 17 ottobre e durerà cinque giorni.

A questo punto la palla passa ai giudici, che dovranno valuteranno le supposizioni di Musk sugli account falsi e sulle presunte menzogne di Twitter. Al momento, osservatori ed esperti nutrono molti dubbi sul fatto che le contestazioni del ceo di Tesla abbiano una base solida. In molti infatti sostengono che il passo indietro sia stato realmente motivato dalla volontà di risparmiare.

Intanto, il titolo Twitter dai minimi di luglio quando si aggirava poco sopra i 32 dollari, ha preso a salire, fino a sfiorare i 40 dollari. Un livello tuttavia ancora lontano dai massimi dell’anno: il 25 aprile il titolo valeva 51,7 dollari.