Economia

Moody’s: banche italiane “ancora troppo fragili”

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Resta improntata al pessimismo la view dell’agenzia di rating Moody’s sulle banche italiane, che ha confermato a questo proposito un outlook negativo. Tra le ragioni citate dall’agenzia di rating:

“la continua pressione sui nostri istituti affinché riducano i loro grandi stock di crediti problematici in un contesto in cui ci sono limitate opportunità di raccogliere capitali, una redditività che continua ad essere debole e una significativa esposizione di credito verso il governo italiano”. Una fragilità, si legge in una nota, “solo parzialmente mitigata da una leggera ripresa economica e da flussi più bassi di Npl”.

Allargando lo sguardo all’Europa, gli analisti dell’agenzia di rating hanno sottolineato che le banche del Vecchio Continente continuano a dover fronteggiare una continua erosione dei ricavi e ci attendiamo che il settore” bancario “rimanga sotto pressione per individuare nuovi tagli ai costi”.

“Fino ad ora – spiega Nick Hill, Managing Director di Moody’s Investors Service – la riduzione della forza lavoro e delle filiali non ha portato a economie significative”.

La ragione di questa incapacità di ridurre i costi sta soprattutto nei maggiori costi regolatori e nell‘alto prezzo dei programmi di ristrutturazione. Sebbene il numero delle filiali sia sceso del 18% dal 2010, i costi totali sono aumentati a un tasso annuale complessivo dell’1,2% dal 2010 al 2016 presso le banche europee oggetto di valutazione sul rating.

“Questo è stato dovuto in larga misura dalle maggiori spese amministrative – si legge nel rapporto – probabilmente dovute a costi regolatori aggiuntivi oltre che a maggiori costi legali, di compliance e di outsourcing. Al tempo stesso, la redditività delle banche europee e britanniche e’ calata dalla crisi finanziari e il rendimento del patrimonio netto tangibile (rote) e’ rimasto in cifra singola dal 2007. In precedenza le banche britanniche avevano un rote superiore al 20%”.