(9Colonne) – Milano, 17 set – L’Istituto Bruno Leoni “accoglie con stupore” la sentenza del Tribunale di Primo Grado sul caso Microsoft, che lascia sostanzialmente invariate le misure adottate dalla Commissione europea contro il gigante del software. “Il giudice d’appello non ha osato riformare, se non in forma assai marginale, una decisione profondamente difettosa”, dice Alberto Mingardi, direttore generale di Ibl,”ma così facendo ha finito per avallare misure che ledono in modo sostanziale la libertà di intraprendere e di innovare in Europa. L’istituzione che garantisce questa libertà è costituita dai diritti di proprietà privata: più i diritti di proprietà si indeboliscono, in Europa, e maggiore sarà l’incentivo per le imprese innovative a traslocare altrove le proprie produzioni. Per questo, oggi l’Europa ha perso un’occasione”. Secondo l’Istituto, “desta particolare preoccupazione la mancata comprensione delle esigenze di tutela dei segreti industriali, con la conferma dell’obbligo a carico di Microsoft di rilasciare ai concorrenti ampie porzioni del codice di Windows, e dell’essenza più intima del ruolo dell’imprenditore, la cui facoltà d’integrare nei propri prodotti le innovazioni che possono incontrare il favore dei consumatori viene fatalmente ristretta”. Per il direttore generale di Ibl, Mingardi, “il Tribunale di Primo Grado ha perso un’occasione forse irripetibile per riaffermare all’interno dell’Unione Europea un approccio coerente ed efficace alla tutela della libertà del mercato. La decisione della Commissione del 2004 è stata smentita dall’andamento mercato dei media player, che si è evoluto in tutt’altra direzione da quella che un abuso di posizione dominante da parte di Microsoft avrebbe lasciato presagire. Non si diventa l’economia basata sulla conoscenza più dinamica al mondo, come affermano gli obiettivi di Lisbona, se diritto e politica ignorano mercati e innovazione”.
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