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Mercato delle aste d’arte: le opere più costose vendute nel 2023

È stato un anno di assestamento, il 2023, per il mercato delle aste dell’arte e dei beni da collezione: dopo un 2022 di performance eccezionali attribuibili anche alla disponibilità di numerose e prestigiose collezioni private, le cui opere hanno attratto l’attenzione dei collezionisti di tutto il mondo, generando vendite milionarie, il 2023 ha visto un calo di fatturato complessivo a livello globale del 3% circa (-18,2% se viene incluso l’impatto positivo non ricorrente delle Single Owner Collection 2022). La sostanziale stabilità del fatturato è causata soprattutto dalle incertezze macroeconomiche e dalle nuove tensioni geopolitiche che hanno caratterizzato la seconda metà dell’anno con impatto di prudenza sia dal lato degli acquirenti che da quello dei venditori. È quanto emerge dall’edizione 2024 del report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private, presentato in anteprima durante la Mia Photo Fair di Milano.

Fatturato in calo per le principali case d’asta

Le principali case d’asta mondiali, Christie’s, Sotheby’s e Phillips, hanno visto nel 2023 una contrazione del loro fatturato rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, il fatturato di Christie’s si attesta a 6,2 miliardi di dollari contro gli 8,4 miliardi del 2022 (-26,1%), quello di Sotheby’s registra un calo dell’1,3% a 6,5 miliardi, mentre perde il 15% Phillips a 840,7 milioni. Le cause della frenata sono da individuarsi soprattutto nelle incertezze macroeconomiche e nelle nuove tensioni geopolitiche che hanno caratterizzato la seconda meta’ dell’anno, che hanno portato acquirenti e venditori a essere piu’ prudenti.

‘La domanda globale di collectibles ha rallentato soprattutto nella fascia alta del mercato e, in generale, negli ultimi mesi ha prevalso un atteggiamento di maggior prudenza’, ha commentato in una nota Ernesto Lanzillo, Partner e Leader di Deloitte Private Italia.

Il report evidenzia come il calo del fatturato complessivo delle tre case d’asta è stato determinato prevalentemente dalla brusca riduzione nel segmento pittura (-26,8%), mentre il diffuso interesse per il comparto dei Passion Assets ha contribuito a mitigare la decrescita del fatturato totale sull’anno precedente (-5,4% sul 2022). Crescono in generale gli acquirenti tra le generazioni più giovani, soprattutto under 40. Christie’s ha registrato un +35% di nuovi clienti, di cui oltre un terzo è costituito da Millennials. Anche Sotheby’s e Phillips dichiarano che del 40% di nuovi offerenti un terzo è costituito dalla generazione dei Millennial.

Le opere più costose vendute nel 2023

Rispetto al 2022, il 2023 ha confermato anche nella propria classifica dei top lot un calo degli entusiasmi, con due sole opere che hanno superato la soglia dei 100 milioni di dollari. A dominare la classifica 2023 è stata Sotheby’s, i cui lotti occupano ben 3 dei 5 posti in classifica, ribaltando un posizionamento che negli ultimi anni aveva sempre visto prevalere Christie’s.

Al primo posto della classifica delle 5 opere più costose vendute dalle tre major considerate nel presente Report si trova Pablo Picasso, con l’opera “Femme à la montre, 1932” (nella foto), venduta per $139,4 Mln da Sotheby’s a New York. Quest’opera segna il secondo prezzo più alto raggiunto da Picasso all’asta, superato solo dai 179 Mln di dollari che Les femmes d’Alger (Version ‘O’), 1955, era stato battuto da Christie’s nel 2015. Netto il distacco (ben 50 mln di dollari) rispetto all’opera più costosa del 2022: la Marilyn Monroe Blue Sage, venduta a $195 Mln da Christie’s.

La seconda opera d’arte più costosa dell’anno è “Dame mit Fächer” (1917) di Gustav Klimt, passata di mano per $106,8 Mln da Sotheby’s a Londra. Se fosse stata venduta nel 2022, si sarebbe posizionata all’ultimo posto di questa classifica, a sottolineare come il 2023 sia stato un anno complesso
per il mercato dell’arte.

Al terzo posto “Le bassin aux nymphéas” (1919) di Claude Monet, venduta per $74,0 Mln da Christie’s a New York. Quest’opera ha superato la stima iniziale di 65 milioni di dollari, rendendola uno dei dipinti di Monet più costosi mai venduti all’asta.
A seguire “El Gran Espectaculo (The Nile)” (1983) di Jean-Michel Basquiat, che è stata venduta per $67,0 Mln. Questo trittico di Basquiat, proveniente dalla collezione dello stilista Valentino Garavani, ha raggiunto il prezzo più alto di sempre in una vendita serale di arte contemporanea di Christie’s.

A chiudere la classifica dei cinque top lot, “Insel im Attersee (Island in the Attersee)”, (ca. 1901) di Gustav Klimt. Quest’opera è stata venduta per $53,2 Mln durante l’asta serale di arte moderna di Sotheby’s a New York, superando la stima di 45 Mln di dollari Il dipinto, che raffigura uno specchio d’acqua nella regione austriaca del Salzkammergut, non era mai stato messo all’asta.

 

I trend principali

Dal punto di vista dei trend principali, dall’analisi di Deloitte emerge:

Diversificazione delle attività di case d’asta e gallerie d’arte:

Da diversi anni le gallerie d’arte e i musei hanno avviato attività collaterali al proprio core business, con l’obiettivo di raggiungere nuovi target di clientela e ampliare l’offerta di servizi. Tra queste, la piattaforma Artist’s Choice, lanciata da Sotheby’s con l’obiettivo di offrire un nuovo strumento di vendita ad artisti e gallerie d’arte. O ancora Phillips, che ha lanciato una branch per servizi fiduciari, e Christie’s16, che ha lanciato Christie’s Ventures, un fondo di investimenti che fornisce risorse finanziarie e supporto di esperti ad organizzazioni operanti nel settore tecnologico e Fintech, per l’elaborazione di soluzioni rilevanti nel mercato dell’arte.

Abbassamento dell’età media degli acquirenti

L’avvento di nuovi buyer, soprattutto under 40, continua a guidare i trend della domanda nel mercato e rappresenta la diretta conseguenza della digitalizzazione e delle strategie di espansione delle principali major. Christie’s ha registrato il 35% di nuovi clienti, di cui il 34% Millennials (in linea con il 2022); anche Sotheby’s e Phillips dichiarano circa il 40% di nuovi offerenti, di cui quasi un terzo della generazione dei Millennial. Nuovi e più giovani acquirenti hanno determinato, negli ultimi anni, crescente attenzione per alcuni artisti millennial ultra-contemporanei, nonché per i beni della categoria del lusso, tra cui in particolare design, borse e gioielli.

Grande interesse per il luxury

Il settore dei beni di lusso continua a registrare record e rappresenta, come gli NFT, una porta d’ingresso per nuovi potenziali clienti. Dominano orologi e design, come dimostrano i risultati delle major con particolare riferimento a Phillips, che ha registrato il tutto venduto nelle aste online dedicate agli orologi e una crescita del +45% per le aste di design.

Stallo per NFT e Cryptoart

Già nel 2022 si è assistito ad un calo nell’interesse per NFT e cryptoart in asta e il 2023 conferma il trend di indebolimento di questo segmento. Nota positiva è l’introduzione di una regolamentazione specifica: il Regolamento MiCA, pubblicato nel giugno 2023, costituisce uno tra i primi regolamenti nel contesto globale che mira a predisporre un quadro di normativa applicabile alle varie tipologie di cripto-attività. In generale, secondo uno studio condotto da dappGambl, il 95% degli NFT non ha alcun valore, tuttavia, sembra che il fenomeno si stia ora preparando per una ripartenza. Infatti, gli NFT continuano a progredire attraverso un percorso di sperimentazione, coinvolgendo una gamma sempre più ampia di settori: NFT che preservano il patrimonio culturale e si avventurano persino nell’ambito immobiliare, promettendo un valore a lungo termine, in netto contrasto con la maggior parte del mercato NFT attuale.

Rafforzamento dei canali virtuali

La commistione tra virtuale e presenza nelle aste, la così detta “asta ibrida”, rimane un’ottima alternativa che consente di sfruttare al meglio il potenziale del web. Il totale di vendite su piattaforme nel 2023 rimane superiore di oltre il 300% rispetto al 2019, confermando che l’approccio del mercato alle vendite virtuali è cambiato per sempre21.

Responsabilità ambientale, sociale e beneficienza:

Dal 2020, quando la pandemia ha messo in stand by il calendario di eventi, fiere, mostre ed inaugurazioni che muoveva migliaia
di operatori, esperti e appassionati d’arte da una parte all’altra del globo, è emersa la possibilità di ripensare il sistema dell’arte in un’ottica di maggiore sostenibilità, in linea con la crescente attenzione internazionale nei confronti del tema, che riguarda trasversalmente tutti i settori dell’economia. Facendo seguito ad alcune iniziative “pioniere” in questo senso, tra cui la Gallery Climate Coalition, che si focalizza sulla misurazione e mitigazione della carbon footprint degli operatori di settore22 per contribuire nella lotta al cambiamento climatico, Christie’s è stata la prima casa d’aste internazionale ad impegnarsi a raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2030, avviando la redazione di un Bilancio di sostenibilità e promuovendo collaborazioni per mitigare gli impatti sull’ambiente23. Sotheby’s ha invece lanciato nel 2022 “Sotheby’s Impact”, il proprio programma d’impegni per rendere il mondo dell’arte e del lusso più inclusivo, sostenibile e collaborativo.

NewYork e Asia alla guida del mercato

New York ha confermato il suo primato indiscusso per il mercato dell’arte internazionale, essendo la piazza in cui le major hanno presentato le i cataloghi più prestigiosi, seppur il clima di assestamento diffuso abbia fermato moltissime aggiudicazioni vicino alle stime basse, probabilmente condizionate anche dallo scenario economico e geopolitico incerto a livello globale25. Dopo tre lunghi anni di chiusura causa pandemia, Hong Kong è finalmente tornata alla sua internazionalità26 con l’edizione di Art Basel Hong Kong che ha attratto circa 85.000 visitatori, ribadendo il suo ruolo di principale hub per il mercato asiatico, con vendite a collezionisti e musei provenienti da tutti i paesi dell’area, soprattutto Giappone e Corea.

Cresce Parigi, Italia in difficoltà

Da quando il Regno Unito ha ufficialmente lasciato l’Unione Europea nel gennaio 2020, l’economia londinese sembra aver perso il suo slancio. L’anno scorso il suo mercato azionario ha ceduto la sua posizione di leader europeo a Parigi, e si dice che
lo shopping turistico locale sia sul punto di scendere al di sotto di quello di Parigi e Milano. Anche il mercato dell’arte della città è in dubbio, soprattutto dopo il lancio di Paris+ da parte di Art Basel. Ma se la Brexit, si è concatenata con la pandemia e con la forte impennata infettiva a seguito del conflitto ucraino indebolendo di fatto la Gran Bretagna a livello economico, rimane centrale il ruolo di Londra (seppur ridimensionato) come secondo maggior hub internazionale nel mercato artistico. Come già previsto nelle precedenti edizioni del Report, Parigi ha visto crescere la propria rilevanza in termini di mercato, anche grazie ad una manovrafinanziaria che ha portato ad un abbassamento dell’IVA per le transazioni di opere d’arte al 5,5%. Anche l’Italia sta lavorando per rivitalizzare il suo ecosistema artistico attraverso un disegno di legge che semplifica le procedure per la circolazione di beni culturali, oggetti d’antiquariato e da collezione, prevedendo anche agevolazioni fiscali, per cercare di competere con il mercato francese (se non sopravvivere).