Secondo Franklin Templeton i cicli del mercato azionario non finiscono in questo modo ed è pertanto ancora presto per dichiarare terminato il ciclo attuale. Parafrasando il noto passaggio conclusivo del poema The Hollow Men di T.S. Eliot, in una nota Dylan Ball, Head of European Equity Strategies presso il gruppo Templeton Global Equity, dice che i cicli di mercato “si concludono con un botto, non con un gemito“.
Il gestore spiega infatti che “la conclusione di un ciclo è solitamente accompagnata da un’esuberanza irrazionale tra gli investitori e da un’attività sempre più intensa sul fronte delle fusioni e acquisizioni (M&A)“. “Sebbene l’Europa sembri certamente vivere le ultime fasi dell’attuale ciclo, la generale assenza di tali condizioni esuberanti indica che potrebbero esservi ancora spazi di movimento“.
“Naturalmente, le preoccupazioni di natura ciclica non sono le uniche considerazioni che negli ultimi mesi hanno trasformato le azioni europee nella grande asset class trascurata. Gli investitori diffidano anche del quadro politico nella regione, in cui rientrano la Brexit, discussioni sul legge di bilancio, le dimostrazioni dei gilet gialli in Francia e il crescente supporto per i partiti politici estremi”.
Alla luce di queste considerazioni e della “assoluta impopolarità delle azioni europee nell’attuale contesto” si possono individuare ancora alcune opportunità di guadagno. Piazza Affari oggi scambia in territorio negativa, a causa di realizzi, soprattutto sui titoli bancari, accentuati dal risultato degli indici Pmi dell’area euro. In particolare preoccupa la debolezza dell’indice dell’attività manifatturiera della Germania.
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L’area euro è in una fase di crescita debole, la più fiacca dal 2014. A giudicare dagli ultimi direttori di acquisto, la mancanza di fiducia e la disputa commerciale con gli Stati Uniti pesa sulle imprese della regione. L’indice flash di Markit sui PMI compositi ha mostrato un rallentamento dell’attività in aprile. È il secondo mese di fila di frenata con le aziende che riportano un calo per il settimo mese di fila delle nuove esportazioni.
L’indice è sceso dai 51,6 punti di marzo a quota 51,3. Si tratta della terza lettura più bassa dal novembre 2014. La stagnazione, con un livello inferiore ai 50 punti, non è poi così lontana. Il report macro dice che il settore dei servizi è andato benino ma peggio di marzo, mentre quello manifatturiero è rimasto in una fase di flessione. Il terziario ha registrato un PMI di 52,5 punti in calo da 53,3. Il manifatturiero ha registrato una nuova contrazione (47,8 punti) anche se il dato è migliore di quello d marzo (47,5). Punteggi del genere sono indice di una crescita modesta.
Dopo la pubblicazione degli indici PMI in Eurozona, in particolare a causa della delusione per i dati tedeschi, sui mercati è corsa ai beni rifugio. Bund, come si vede nel grafico, e oro sono molto richiesti.
