Editoriali

Dalla Lira alla Libra la nuova moneta mondiale: opportunità o pericolo?

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Nei giorni scorsi Facebook ha annunciato che sta sviluppando una sua criptovaluta virtuale, denominata Libra, e verrà lanciata l’anno prossimo insieme a un grande ecosistema finanziario che la porterà a diventare una moneta globale. Abbiamo chiesto a Maurizio Pimpinella, presidente dell’Associazione Prestatori di servizi di Pagamento, quali sono le implicazioni della scelta presa dalla società fondata da Mark Zuckerberg.

Presidente Pimpinella, attualmente sono in atto importanti cambiamenti. Il panorama economico e finanziario è in bilico tra innovazione e tradizione, ma un punto sembra rimanere fermo in questo confronto: quello della ricerca della fiducia dei clienti da parte delle big tech. Cosa ne pensa?

“La fiducia, si sa, è fondamentale per il buon esito di qualsiasi rapporto sia esso sociale, economico o finanziario.
Nell’attuale panorama economico finanziario, è venuta a crearsi una sorta di dicotomia, in parte collaborativa, in parte contrapposta, tra operatori tradizionali e operatori digitali innovativi. In questo scenario competitivo, da un lato, le grandi compagnie tecnologiche internazionali hanno imparato a coltivare il rapporto con i propri clienti e accumulato un ampio credito in termini di fiducia, soprattutto tra i più giovani, ma non solo. Dall’altro lato, le banche – soggetti regolamentati e sottoposti a rigidi controlli – continuano a godere del credito dei loro clienti ma i giovani, nativi digitali e tendenzialmente non bancarizzati, hanno imparato a sviluppare anche uno stretto rapporto con social network, siti di e- commerce e piattaforme varie, le quali non hanno mancato di contraccambiare la fiducia in loro riposta fidelizzando il cliente.
Ebbene, in buona parte, il rapporto di fiducia tra clienti, utenti e big tech è fondato su un fattore dal valore inestimabile, quantunque spesso ignorato da ciascuno di noi: i nostri dati, il vero “oro nero” del mercato digitale moderno. Le grandi compagnie sono diventate maestre nel raccogliere, elaborare e riutilizzare l’immensa mole di dati che ci lasciamo dietro determinando così la loro crescita in termini di mercato.
Lo stretto rapporto di fiducia instauratosi tra utenti e compagnie è un aspetto che emerge fortemente anche da una recente (e inedita) ricerca svolta dal Centro Studi APSP secondo la quale circa il 70% degli intervistati (1000 giovani di 18/19 anni dell’ultimo anno di scuola superiore) riporrebbe una fiducia quasi incondizionata per quanto concerne la fruizione dei servizi finanziari in Facebook qualora fosse un soggetto sottoposto a regolamentazione.
Due sono, quindi, gli aspetti salienti di questo dato. Il primo è la conferma che i giovani, per predisposizione e facilità di utilizzo ripongono fiducia in soggetti che percepiscono più vicini e familiari. Il secondo è che, nonostante quanto detto, ritengono sia importante che questo genere di operatori innovativi vengano sottoposti ad una regolamentazione giuridica alla quale attualmente in buona parte sfuggono”.

L’attualità sembra, a questo proposito, fornirci un importante assist che ci offre degli spunti di riflessione. Il lancio di Libra da parte del consorzio guidato da Facebook promette di essere uno degli eventi più importanti del 2019/2020 e proiettare il social network di Zuckerberg come il nuovo dominatore del panorama finanziario.
Tuttavia, a parte il white paper rilasciato, per ora, non è del tutto chiaro quali sono gli aspetti salienti e le prospettive della nuova moneta.

“La creazione del “Consorzio Libra”, guidato proprio da Facebook che, però, si pone in esso come un primus inter pares, è un vero e proprio punto di volta nel mondo economico-finanziario internazionale. Facebook ha così lanciato la prima moneta completamente virtuale che punta ad essere una valuta digitale globale, anche perché garantita da una riserva composta da valute internazionali e titoli di debito in grado di stabilizzarne il valore. Questo è il primo aspetto che la differenzia dalle ‘classiche’ cripto valute alle quali qualcuno vorrebbe assimilarla e la denota piuttosto come una sorta di stablecoin, aumentandone notevolmente la stabilità e la spendibilità presso gli stati.
Proprio perchè “assicurata” da un paniere di valute e titoli, acquistando Libra i clienti rinunceranno ad investire la stessa quantità di valute tradizionali in altre attività finanziarie. Facebook, invece, avrà la facoltà di investire le valute ottenute in altre attività, utilizzando tra l’altro i propri canali, guadagnandoci. Inoltre, il fatto che Libra sia ancorata a un paniere di valute (Dollaro, Euro, Yuan o altre scelte dei soci?) comporta dei rischi anche per il cliente stesso, in quanto una parte del paniere non sarà mai composto dalla valuta locale di riferimento (con ovvi risvolti relativi al tasso di cambio e allo spread).
Un altro aspetto che discosta Libra da, ad esempio, il bitcoin è la decentralizzazione. Libra, infatti, non si basa su blockchain ma su Merkel Tree, uno strumento molto potente e legato all’ecosistema crittografico delle cripto valute, da non confondere con la catena di blocchi e con le sue peculiarità.
In poche parole, Facebook si appresta a diventare una banca a tutti gli effetti, ma in un modo nuovo e mai visto prima d’ora. Per questo motivo, andrà anche incontro agli stress cui sono sottoposti gli istituti di credito tradizionali con relativi rischi per sè e per l’intero comparto economico internazionale.
In questa prima fase, quindi, è determinante ragionare sugli aspetti regolamentari, perché Libra non può agire – tanto più per un numero potenzialmente così elevato di persone in tutto il mondo – senza un adeguato castello normativo che la circondi e, possibilmente, ne accresca l’autorevolezza.
Per il momento, infatti, la nuova moneta virtuale si muove in un contesto normativo stabilizzato a livello interno e internazionale soprattutto per quel che concerne l’antiriciclaggio e la privacy, anche se più di un aspetto a questo proposito rimane ancora piuttosto vago”.

L’ingresso nell’ecosistema di questa nuova moneta come influirà nei confronti degli operatori già presenti nel mercato?

“È inevitabile che la presenza e l’eventuale successo di Libra influisca sul rapporto con gli altri operatori del settore accentuando le asimmetrie regolamentari.
Come emerso, infatti, anche dal rapporto della Banca dei regolamenti centrale sull’attività finanziaria svolta dai big tech, è necessario creare una nuova ‘bussola’ per regolamentare i colossi tecnologici che svolgono attività finanziaria sia dal lato economico, sia, ancora di più, dal lato di rispetto della privacy e dell’accesso ai dati.
Ora più che mai, l’apporto regolatorio diventa indispensabile per permettere che vi siano regole uguali per operatori che svolgono lo stesso tipo di attività all’interno del medesimo ecosistema. Se non cresce la consapevolezza che il digitale cambia i confini del business in modo orizzontale (tra settori diversi) e verticale (nelle filiere del settore) e per mercato (spariscono barriere nazionali) il risultato è il game-over soprattutto per un’Europa frammentata e concentrata su modelli economici superati.
Una testimonianza di questo punto di vista è il fatto che diversi autorevoli commentatori ritengono che l’affaire Libra riguardi esclusivamente il settore dei pagamenti e sia del tutto estraneo sia a quello bancario sia a quello monetario propriamente detto.
Una visione poco prospettica del fenomeno che riguarda, invece, i principali asset economico e finanziari mondiali e punta ad inserirsi prima di tutto proprio in quei contesti in cui gli organi centrali sono più deboli e il livello di inclusione finanziaria più limitato, ma non l’accesso a Facebook”.

Torniamo al punto centrale della questione che riguarda da un lato la fiducia e dall’altro il possesso e la gestione dei dati.
Questi due fattori sono i principali punti di forza di Facebook in virtù dei quali si appresta a diventare un importante competitor finanziario.
Come pensa che possano influire e come possono essere controllati
?

“La fiducia rimane centrale nello sviluppo del progetto e questo poggia su due pilastri. Il primo è la regolamentazione finanziaria e la trasparenza nella convertibilità di ciascuna Libra nel paniere corrispondente (narrow banking); il secondo è tecnologico, con importanti vantaggi per il “consorzio Facebook” in termini di innovazione competitiva, soprattutto nel comparto dei pagamenti.
A differenza di quanto possa sembrare ad una prima impressione, i dati e il loro utilizzo sono il vero snodo cruciale per lo sviluppo e la riuscita di Libra. Nel momento in cui, infatti, Facebook diventa fornitore di servizi finanziari e “batte moneta”, sarà anche in possesso di una mole di dati che nessun altro operatore (tanto meno bancario) è in grado di eguagliare. L’aspetto fondamentale di questa vicenda, sarà, quindi, il modo in cui il regolatore, europeo e non solo, sarà in grado di porsi nei confronti di Facebook che possiede già i dati di oltre 2,4 miliardi di persone interconnesse nel suo ecosistema, la maggior parte delle quali non ha e non vorrà avere alcun rapporto con banche e affini.
È chiaro che la piattaforma di Zuckerberg abbia lanciato la sfida al sistema finanziario occidentale: il mercato europeo dei pagamenti, il più ricco, ad esempio, interessa solo 500 milioni di persone. Questo mercato diventa quasi irrilevante se paragonato ai miliardi di persone potenzialmente coinvolte nei prossimi anni nella rivoluzione dei servizi di pagamento e non solo”.

Tirando le somme di quanto detto, quali sono le sue considerazioni finali e il messaggio che emerge dal rilascio di una nuova moneta governata da un network di aziende internazionali?

“In ultima considerazione, va sottolineato il fatto che il ‘progetto Libra’ ha dei contorni meno ‘romantici’ ed idealistici di quanto ci si potrebbe immaginare. In questo caso, sempre a differenza dei bitcoin, non siamo in presenza di un progetto di decentralizzazione ma, tutt’al più, davanti ad un nuovo soggetto ben definito che intende ricoprire lo spazio lasciato libero da altri o appropriarsene con la forza dei dati.
Sta di fatto che, a prescindere dagli aspetti che ora necessariamente ci sfuggono per mancanza di informazioni, l’ingresso di Libra nell’ecosistema finanziario e digitale rappresenta un potenziale cambio di passo e di prospettiva. Se da un lato, infatti, potrebbe diventare uno strumento di formidabile inclusione finanziaria e di incentivo alla digitalizzazione dei pagamenti e dei servizi per milioni di persone, dall’altro mostra (anche per ampiezza e autorevolezza dei partner) la potenzialità di cambiare irrimediabilmente il panorama che fino ad oggi abbiamo imparato a conoscere.
Infine, chiudiamo con una battuta ma che è anche una riflessione. Più che essere il fantasioso progetto di qualche ricco magnate che vuole togliersi uno sfizio, e ben lontano dal realizzare il sogno keynesiano di una moneta di riserva infrantosi a Bretton Woods, Libra appare più come l’articolato e ben guidato progetto di frantumare ‘l’ordine costituito’ da parte di un potente consorzio ‘senza scopi di lucro'”.