Mercati a picco dopo i dazi: Wall Street manda in fumo $2 mila mld, come rimodellare i portafogli

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È stata una giornata nera per i mercati, quella di ieri giovedì 3 aprile. Pesa la nuova tornata dei dazi imposti dagli Usa, che non lasciano intravedere nulla di buone né sul fronte dell’economia mondiale, né sulle prospettive degli utili delle società.
Giovedì nero delle Borse
Dopo le forti perdite registrate in Asia ed Europa, Wall Street si è accodata, mandando in fumo circa 2 mila miliardi. A nulla sono servite le rassicurazioni del presidente Trump, Il Dow Jones ha chiuso la giornata di contrattazioni a -3,98%, il Nasdaq a -5,97% e lo S&P 500 a -4,84, segnando il peggior risultato dal 2020. A picco la Boeing, che lascia sul terreno il 10,47%, Apple il 9,25%, Amazon l’8,98%, Tesla il 5,52%. Nike arriva a perdere il 14,47%, Nvidia (-6,23%), Alphabet (-3,32%).
“Se, da un lato, i dazi porteranno a un aumento delle entrate fiscali nelle casse dello Stato – ha messo in evidenza Richard Flax, direttore degli investimenti e responsabile di tutti gli aspetti della costruzione e della gestione dei portafogli Moneyfarm – dall’altro il rallentamento della crescita potrebbe in parte compensare questa tendenza. Per quanto riguarda l’impatto strutturale sull’inflazione, nel lungo periodo l’effetto rialzista dei dazi sui prezzi potrebbe essere bilanciato dall’indebolimento della domanda dei consumatori, con conseguenze positive per il reddito fisso. L’amministrazione ha lasciato aperta la possibilità di una riduzione dei dazi nel caso di un miglioramento dei rapporti con gli altri Paesi, che però potrebbero reagire imponendo a loro volta dazi mirati per settore”.
Secondo l’esperto, l’indebolimento della crescita si tradurrà probabilmente in un rallentamento degli utili a livello globale e in un sentiment più cauto di mercati e investitori.
Come rimodellare i portafogli alla luce del terremoto-dazi?
Dal punto di vista dei portafogli – spiega Flax – i movimenti del mercato confermano l’importanza della diversificazione all’interno di una strategia multi-asset, con il reddito fisso sovrano che continua a rappresentare un’opportunità interessante.
“L’esposizione a obbligazionario governativo e oro ha offerto un contributo significativo alla performance dei portafogli a medio e basso rischio. Sul piano operativo, a partire dallo scorso trimestre, in un contesto caratterizzato da un’elevata volatilità e dall’aggravarsi dei rischi per la crescita, abbiamo ridotto l’esposizione all’azionario Usa e, in alcuni portafogli, all’azionario in generale. Continuiamo a monitorare da vicino l’evoluzione del quadro macroeconomico per valutare ulteriori aggiustamenti, ma nel complesso un posizionamento difensivo ci sembra attualmente il più indicato”
Allo stesso tempo, il direttore degli investimenti Moneyfarm suggerisce di mantenere margini di manovra per cogliere eventuali opportunità su asset più rischiosi.
“L’amministrazione statunitense rimane concentrata sul riequilibrio della bilancia commerciale e sul controllo del valore del dollaro, elementi che il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti avrebbe utilizzato per definire dazi differenziati per Paese, con l’obiettivo dichiarato di azzerare i disavanzi bilaterali. L’indebolimento della domanda di importazioni – spinta dal rallentamento della crescita e dai dazi – dovrebbe, secondo questa logica, contribuire a migliorare la bilancia commerciale nel complesso. Non riteniamo che l’intento sia quello di provocare una recessione, ma appare chiaro come l’amministrazione sia disposta a tollerare una crescita più debole pur di perseguire i propri obiettivi di lungo termine. La missione ultima è quella di rilanciare la manifattura Usa, segnata dal calo costante dell’occupazione che, cominciato negli anni ’40, si è intensificato dopo il 2000, pur sullo sfondo della crescita complessiva dell’occupazione. Si tratterà, in ogni caso, di un processo lungo anni, nel frattempo, tutto lascia intendere che i dazi continueranno a rappresentare uno strumento fondamentale per la politica economica americana”.