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Mega Ipo Facebook, prime grane. Piccoli azionisti senza voce in capitolo

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New York – Prime grane per Facebook in vista del collocamento in Borsa. Le regole di corporate governance, che danno gli azionisti poca voce in capitolo su come il sito di social networking sarà gestita come public company, ha sollevato le ire di uno dei maggiori investitori statunitensi, il sistema pensionistico degli insegnanti statali della California.

Il fondo pensione, che ha in portafoglio una quota della società del valore di circa 145 miliardi dollari, sta pensando di inviare una lettera a Facebook, sperando di ottenere un maggiore coinvolgimento del social networking sul tema della corporate governance.

Intanto, Mark Zuckerberg, fondatore del social network, quest’anno si accontenterà di uno stipendio annuale di appena un dollaro. A 27 anni il papà di Facebook, il re dei social network più voga del momento, è il sesto uomo più ricco negli Stati Uniti d’America. Davanti a lui resistono dei capisaldi del sogno statunitense: ci sono Bill Gates alla guida di Microsoft, il guru di Borsa Warren Buffet, Larry Ellison che è numero uno di Oracle, e i fratelli industriali, Charles e David Koch.

Sui mercati c’è chi dice di attendersi sorprese: il debutto di Facebook potrebbe, infatti, sparigliare le carte di questa classifica e far scalare posizioni al giovane Zuckerberg. Sul mercato grigio il titolo dell’Ipo più attesa dai bankers e avvocati di grido di Wall Street sta già facendo faville. Secondo il tam tam di Borsa Facebook potrebbe arrivare a valere qualcosa come 120 miliardi di dollari.

Zuckerbeg, che si tiene stretta la sua quota del 28,4%, potrebbe vedersi riconoscere un valore fino a oltre 28 miliardi di dollari. Nella documentazione che ha presentato alla Sec, non ha precisato il numero di azioni che saranno collocate.

Tra le pagine dei documenti è stata indicata la cifra di 5 miliardi di dollari come obiettivo di raccolta ma chi opera sui mercati sa bene che si tratta di un valore puramente indicativo. Il vero obiettivo sarebbe un altro, almeno doppio, che sottintende a una valutazione della società tra i 75 e i 100 miliardi di dollari, pari a 100 volte l’utile netto e a quasi 27 volte i ricavi.