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MARGIN DEBT AI MINIMI, IL TORO BUSSA A WALL STREET

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*Gaetano Evangelista e’ Amministratore delegato di Age Italia. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Negli Stati Uniti è diffusa da parte dei broker la pratica di finanziare gli acquisti di azioni ordinate dalla clientela ottenendo come garanzia le stesse azioni acquistate. Il finanziamento accordato agli investitori si spinge fino al 50% del totale dell’investimento. E, qualora l’operazione si rivela perdente, i broker chiamano gli investitori a dare ulteriore garanzia o a liquidare parte dell’operazione, in modo da mantenere la proporzione fra debito e investimento nei limiti citati.

Questa pratica permette di intuire il livello di ottimismo nei confronti del mercato: se è diffusa la convinzione che le quotazioni azionarie siano destinate a salire, gli investitori sono ben felici di pagare un costo per il finanziamento delle posizioni che, in prospettiva, si potrebbero rivelare inferiori al potenziale ritorno dell’investimento. Viceversa, uno scarso ricorso in termini relativi al Margin debt denuncerà un relativo pessimismo e, in chiave contrarian, potrà suggerire la possibilità di miglioramenti nelle quotazioni azionarie.

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Dal 2003 in poi quotazioni azionarie e Margin debt sono cresciute di pari passo. Alla fine di settembre, il debito a margine ammontava a circa 330 miliardi di dollari, limitatamente alle azioni scambiate al Nymex. Un dato di gran lunga superiore a quello toccato nel 2000, come la capitalizzazione del Nyse. Più correttamente, va però osservato il rapporto fra debito e valore di mercato, che in base all’ultimo dato disponibile era pari all’1,57%, in calo rispetto all’1,85% di fine luglio, distante notevolmente dal 2,5% del marzo 2000. Sotto questo profilo, si può dire che gli investitori di oggi sono ben più cauti di quelli di sette anni fa.

Ma l’aspetto che vogliamo sollevare oggi è un altro. Complici i diversi fattori esogeni al mercato, gli investitori hanno girato alla larga da Wall Street, a giudicare dalla contrazione sperimentata negli ultimi due mesi dal Margin debt, sceso a fine settembre del 13,6% rispetto al livello di fine luglio. Si tratta di una denuncia di pessimismo che, praticamente, non trova riscontri negli ultimi sei anni e mezzo. Per trovare una contrazione così marcata dobbiamo risalire a marzo 2001. Empiricamente, dopo quella data le contrazioni bimestrali più significative sono state registrate a settembre 2001, luglio 2002, agosto 2004, aprile 2005 e giugno 2006 (si veda il grafico in pagina). Non ci vuole molto per immaginare la conclusione: in tutti i casi, il mercato azionario ha reagito a questa prova di pessimismo smettendo di scendere e impostando delle reazioni profonde e prolungate.

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