Società

Manovra: intesa con fatica, sfiorata più volte la rottura

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ROMA – L’intesa e’ stata raggiunta. Sul filo del rasoio, ma e’ stata raggiunta. Sette ore di vertice ad Arcore hanno infatti raddrizzato le tradizionali ‘boutade’ estive che, pero’, quest’anno, non avevano come tema il clima politico della maggioranza di turno, ma qualcosa di piu’ concreto: i destini della tenuta economica e finanziaria del paese.

Le poche parole spese (due) dal superministro dell’Economia (”molto bene”) non fanno infatti giustizia delle sette ore di vertice – e scontri – che ad Arcore avrebbero visto i partecipanti presentarsi – tutti – a difendere le proprie posizioni.

A partire da Tremonti che sul ‘tesoretto’ dell’Iva si e’ sentito espropriato di una sua legittima delega. Alla fine la cornice e’ stata composta, e con essa, anche, le prime bozze del disegno. Con il fiato sul collo di mercati, Europa, agenzie di rating e Bce, la maggioranza ha scelto la via più indolore per mettersi d’accordo: intesa politica subito e risorse da fornire in seguito. Molto probabilmente all’ultimo minuto con un maxiemendamento.

Il ‘conclave’ nella residenza milanese del Cavaliere si e’ concluso infatti con un documento che in sette punti annuncia l’abolizione del contributo di solidarieta’ – da sempre nelle mire del capo del governo – la cancellazione per via costituzionale di tutte le Province, il quasi dimezzamento dei tagli agli enti locali ed interventi sulle pensioni. Tra le novita’, poi, anche la decisione di non modificare l’Iva.

Già, l’Iva. Il ‘tesoretto’ cui tutti hanno ‘attinto’ nonostante le resistenze – dimostrate con il reiterato (e ostentato) silenzio delle ultime settimane – del titolare di via XX settembre. Alla fine – dopo una mattina al calor bianco – un ‘passetto indietro’ per tutti e ‘qualcosina’ per tutti. Nessuno ha vinto e nessuno ha perso, insomma Calderoli, allora, pur cedendo sul fronte pensioni, ci tiene sottolineare non solo che ”il testo e’ stato migliorato”, ma soprattutto che ”ai mercati e’ stato mandato un messaggio chiaro: i saldi restano invariati ed i termini saranno rispettati”.

Ma il testo approvato ad Arcore, dice senza giri di parole un ministro piediellino, e’ solo una cornice che definisce il campo di manovra: ora parte la corsa contro il tempo per definire i dettagli tant’e’ che per mercoledi’ e’ gia’ stata convocata una riunione di maggioranza a palazzo Madama e giovedi’ (forse per dare il via libera all’eventuale fiducia) e’ in cantiere un consiglio dei ministri.

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Certo e’ che il compromesso raggiunto a fatica consente al premier di tirare un sospiro di sollievo (e ad esultare, secondo quanto riferito, per l’assicurazione sulla vita di questa legislatura): un accordo dovevamo raggiungerlo, confida ai fedelissimi, altrimenti domani i mercati ci avrebbero massacrato. Ma ad Arcore il premier non e’ l’unico ad esultare. Anche Tremonti, infatti, dopo giorni di ‘tiro al piccione’ di cui si e’ sentito vittima incassa lo stop sull’aumento dell’Iva e – soprattutto – l’accordo sulla linea del rigore dei conti.

Un ‘tutti vissero felici e contenti’ che però fa i conti con la cronaca della giornata in cui, in diversi momenti, si e’ sfiorata la rottura tra alleati. Prima della pausa pranzo tutto e’ sembrato in alto mare tenendo banco il braccio di ferro tra il premier e la Lega per l’abolizione del contributo di solidarieta’. Il Cavaliere alla fine l’ha spuntata concedendo pero’ al Carroccio di dimezzare i tagli agli enti locali e di applicare una ‘stretta’ – il nuovo ‘tesoretto’ – alle societa’ di comodo o trust che non pagano le tasse.

Oltre che a destinare le entrate derivanti dalla lotta all’evasione interamente ai Comuni. Al di la’ delle dichiarazioni pero’ le perplessita’ nella maggioranza non vengono fugate. E se anche l’Anci resta sul piede di guerra (”va rivista, anzi azzerata”, avverte il sindaco di Roma Gianni Alemanno) in molti nel Pdl si chiedono come faccia il governo a reperire i soldi dopo aver ”congelato” diversi interventi.