Economia

L’open banking sfida i consulenti finanziari

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di Benedetta Gandolfi

La nuova normativa europea sui pagamenti, la cosiddetta Psd2, ha tutta l’aria di essere rivoluzionaria anche per il settore della consulenza finanziaria. Grazie a questa direttiva i clienti che intrattengono rapporti con più banche potranno autorizzare un loro intermediario di fiducia ad accedere alle informazioni detenute presso gli altri istituti di credito. In questo modo la banca o il consulente prescelto avrà una visione completa e in tempo reale sull’intero patrimonio del cliente detenuto presso molteplici intermediari.
Tra le novità introdotte alla Psd2 ci sono poi anche quelle legate alla nascita di nuovi operatori per la gestione delle informazioni. Soggetti che appartengono al mondo della tecnologia o del fintech e non necessariamente a quello finanziario.
Gli impatti della nuova direttiva sono notevoli e ancora tutti da decifrare, tanto che numerosi intermediari contattati da WSI hanno ammesso di non essere ancora pronti a muoversi con decisione in questo nuovo scenario. Secondo Maria Teresa Paracampo, professore di diritto all’università di Bari, “il tema della Psd2 rimane un’area particolarmente rilevante tra quelle oggetto di attenzione dell’Eba.
Se da un lato il quadro di attuazione si sta completando sulla scorta delle guidelines adottate di recente dall’Autorità europea, dall’altro lato la stessa, nella roadmap tracciata su fintech, ha dichiarato che continuerà a monitorare gli sviluppi – e le eventuali conseguenti problematiche – derivanti dall’interazione tra Psd2 e la tutela della privacy con la Gdpr”.

Visione d’insieme del cliente. La novità più dirompente per i modelli di business di banche e intermediari introdotta dalla Psd2 è quella legata al concetto di portabilità dei dati dei conti del cliente presso altri operatori, non solo finanziari. Dicono da Prometeia: “Nonostante in questi anni abbiano raccolto ingenti quantità di informazioni sui clienti, le banche hanno finora fatto fatica a capitalizzare questo patrimonio. Sono ancora relativamente poco sviluppate le tecniche di analisi che, anche quando presenti, non si sono tradotte in robusti ed efficaci processi di valorizzazione a supporto del business. I dati vengono raccolti, ma non monetizzati”.

La nuova normativa cambia le regole del gioco, mettendo nelle condizioni altri player, bancari o non bancari (Third party players, Tpp), di intercettare, raccogliere e analizzare queste informazioni. “Sono i cosiddetti Account information services providers (Aisp), che potranno collegarsi ai conti bancari per recuperare informazioni e avere una visione di insieme della situazione finanziaria del cliente, supportandolo nella pianificazione finanziaria e analizzando le abitudini di spesa” precisano da Prometeia.

Parte la sfida fintech ai consulenti. Accanto agli Aisp è prevista l’introduzione di un’altra categoria di operatori i Payment initiation service provider (Pisp) che consentiranno di effettuare acquisti anche con il proprio smartphone senza la necessità di possedere una carta di credito. “Sarà richiesto agli operatori finanziari di mettere a disposizione delle due nuove entità tutte le operazioni effettuate dai propri clienti, anche in assenza di un contratto tra le parti. Il controllo sui dati finanziari e sui fondi passa nelle mani dei clienti, che possono decidere se e quando dare a terzi l’accesso ai loro conti, secondo il nuovo modello open banking” spiega Nicola Ronchetti, founder e ceo di Finer.
In questo modo i clienti potranno decidere in autonomia assoluta le piattaforme attraverso le quali gestire i loro investimenti ed effettuare i pagamenti. Le disponibilità dei clienti potranno essere così trasferite da un istituto all’altro con maggiore facilità rispetto al passato.

Nasce la banca della vita. “Con la Psd2, le banche saranno chiamate a offrire un nuovo valore nella loro funzione tradizionale, se vogliono mantenere la loro centralità nell’ambito dei servizi di pagamento ma anche in quelli adiacenti come il credito e l’asset management”, aggiunge Ronchetti. “La chiave per il successo di queste imprese sarà quello di conquistare la fiducia dei clienti offrendo un servizio distintivo per profondità, qualità e facilità di utilizzo. Solo così potranno convincere i clienti a farsi autorizzare per il recupero dei dati presso la banca di riferimento.
Se l’apertura a nuovi operatori rappresenta un rischio, non è tuttavia da sottovalutare un fatto: la Psd2 può essere una leva strategica a disposizione degli intermediari per posizionarsi essi stessi come global account aggregator: offrire cioè una piattaforma di servizi a supporto del wealth management del cliente, catalizzando informazioni patrimoniali, transazioni finanziarie e non.
Con la normativa Psd2 l’intermediario ha l’opportunità di diventare la banca della vita per il cliente, il provider unico di informazioni e servizi di consulenza patrimoniale integrata. Un’offerta che può essere costruita a partire dalla clientela private, che da sola detiene quasi 150 miliardi di euro in depositi e conti correnti”.

Una torta da 600 miliardi di euro. “Per dare un’idea della portata del fenomeno Psd2, si consideri che in Italia quasi 6 milioni di decisori finanziari, cioè circa il 30% del totale, hanno conti appoggiati presso più di una banca, per una media di 2,3 istituti per singolo decisore (ultimi dati dell’indagine Wealth Insights Prometeia-Ipsos, novembre 2017).
Concentrandosi poi sulle 6,5 milioni di famiglie che detengono un patrimonio finanziario complessivo superiore a 100mila euro – il cui ricorso a multibancarizzazione e home banking, secondo elaborazioni Prometeia, è due volte e mezzo superiore rispetto alle altre -, il monte complessivo di depositi bancari i cui dati potrebbero essere ‘aggregati’ da un Aisp (conti correnti, depositi vincolati e pronti contro termine) raggiunge la cifra di 600 miliardi di euro, quasi un sesto dell’intera ricchezza degli italiani”, chiarisce Prometeia.

Tutto si gioca sul modello di business. La vera sfida per le istituzioni bancarie introdotta con la Psd2 è nel loro modello di business. “In gioco è il futuro del settore bancario come lo conosciamo. Infatti i nuovi operatori di mercato stanno generando un cambiamento radicale della catena del valore dei pagamenti, proponendo nuovi modelli di business, modificando le aspettative dei clienti e introducendo il fenomeno della banca aperta, che rappresenta un’importante sfida per gli istituti di credito tradizionali.
Sicuramente il settore dei pagamenti sarà quello più colpito dai nuovi protagonisti, mentre quello del risparmio gestito rischia di meno. La vera barriera all’ingresso di fintech e bigtech nel comparto del risparmio gestito non è solo quella normativa ma quella reputazionale. Un conto è fare da intermediario nei pagamenti, un conto è proporre investimenti connessi a una naturale volatilità” conclude Ronchetti.
Pertanto più che dai roboadvisor la vera sfida per i consulenti finanziari arriva dal nuovo mondo dell’open banking. Non si tratta di una concorrenza meno pericolosa se si considera che il 77% degli intervistati da Finer, che ha dichiarato di conoscere la normativa Psd2 e le sue implicazioni, è disponibile a fornire l’accesso ai propri dati finanziari a brand del panorama high tech del calibro di Amazon, Apple, Google, Facebook o WhatsApp.