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LIBERTA’ ECONOMICA, L’ITALIA SPROFONDA AL 76. POSTO

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(WSI) – Italia bocciata in libertà economica. L’Indice pubblicato ogni anno dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal, in collaborazione con un pool di think tank tra cui, per l’Italia, l’Istituto Bruno Leoni vede il nostro paese classificarsi al settantaseiesimo posto, in picchiata rispetto al sessantaquattresimo posto conquistato l’anno scorso. In valore assoluto, il livello di libertà economica viene valutato al 61,4%, l’1,2% in meno rispetto a 2008. L’Italia viene definita “moderatamente libera” ed è pericolosamente vicina al limite del 60%, al di sotto del quale inizia la categoria dei paesi “poco liberi”.

Italia “poco libera” E’ sempre meno la già scarsa libertà economica in Italia. Un peggioramento che si riflette nello sprofondare della penisola nella graduatoria globale, ritrovandosi settantaseiesima dal non già esaltante sessantaquattresimo posto dell’anno precedente. In valore assoluto, il livello di libertà economica viene valutato al 61,4 per cento, circa un punto percentuale in meno rispetto all’anno scorso, l’Italia riporta un comunicato – viene definita “moderatamente libera”, ed è pericolosamente vicina al limite del 60 per cento, al di sotto del quale inizia la categoria dei paesi “poco liberi”. L’indice censisce il grado di apertura rispetto a dieci indicatori, che descrivono la libertà con cui gli operatori economici possono muoversi in ciascun paese del mondo. Nonostante un lieve miglioramento in quattro di essi – libertà d’impresa, libertà dal fisco, libertà dalla corruzione e libertà monetaria – si sono registrati decisi arretramenti in due settori chiave.

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Le voci contestate La libertà dallo Stato viene stimata solo al 24,7 per cento, contro il 29,4 per cento dell’anno scorso, a causa dell’aumento della spesa pubblica e del controverso processo di privatizzazione di Alitalia. Per quel che riguarda la libertà del lavoro, il giudizio negativo – dal 74,5 per cento del 2008 al 61,3 per cento del 2009 – riflette principalmente le rigidità che si sono aggiunte con l’azione del governo Prodi e la finanziaria 2007.

Per il quindicesimo anno consecutivo Hong Kong mantiene la prima posizione, seguono Singapore e l’Australia. Tra i primi dieci paesi, ben quattro sono europei: Irlanda (quarto posto), Danimarca (ottavo), Svizzera (nono) e Regno Unito (decimo). “L’Italia è peggiorata, quest’anno, sia in termini relativi che assoluti. Questo rende la nostra economia meno forte e meno competitiva e, dunque, meno in grado di resistere alla crisi globale – ha affermato Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni – è importante che il governo capisca che solo riforme strutturali nel segno della libertà economica, cominciando col dare al Paese un impianto normativo meno confuso e instabile, possono riportare sul sentiero della crescita”.

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