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Le obbligazioni ad alto rischio mettono alla prova le Banche

Le obbligazioni ad alto rischio, conosciute come obbligazioni AT1, hanno guadagnato una cattiva reputazione negli ultimi anni. Gli investitori che avevano sperato di ottenere guadagni facili si sono resi conto che le regole del gioco sono cambiate e che potrebbero non essere in grado di riscuotere i propri investimenti come sperato. Questa situazione sta mettendo in luce la vulnerabilità del sistema finanziario globale di fronte all’aumento dei costi di prestito e all’impatto della guerra in Ucraina.

Cosa sono le obbligazioni AT1

L’acronimo AT1 si riferisce ai bond Additional Tier-1, che sono titoli di debito emessi dalle banche senza una data di scadenza, con lo scopo di assorbire eventuali perdite in situazioni di emergenza, qualora i livelli di capitale dovessero scendere al di sotto di un certo livello.

In particolare, questi bond si basano sul valore Tier-1, dal quale prendono il nome, che rappresenta un indice di solidità calcolato in base al rapporto tra la capitalizzazione e gli investimenti in asset posseduti da una istituzione di credito.

Gli obbligazioni AT1 sono anche conosciute come bond convertibili contingentemente o comunemente chiamati CoCo, poiché possono essere utilizzati per coprire eventuali perdite, annullandole o convertendole in capitale o altre azioni. In questo modo, si evita la fase di crisi economica che potrebbe portare al default di una banca e quindi a una situazione di estrema difficoltà per tutto il settore creditizio.

Il caso Credit Suisse

Il collasso quasi totale di Credit Suisse all’inizio di quest’anno ha spinto il governo svizzero a intervenire con un salvataggio che ha cancellato miliardi di dollari di obbligazioni AT1, lasciando gli investitori sbigottiti e aumentando i costi per le altre banche che intendevano vendere le proprie obbligazioni. In seguito a questa situazione, alcune banche di dimensioni più ridotte hanno scelto di deviare dal normale schema di rimborso delle obbligazioni, optando per mantenerle aperte oltre i cinque anni previsti e continuando a pagare gli interessi.

Tra queste banche si annovera la Raiffeisen Bank International (RBI) che salterà nuovamente l’opzione di rimborso per il suo bond AT1 da 650 milioni di euro a metà giugno. Un portavoce della banca ha dichiarato che la RBI si impegna a chiamare e rifinanziare l’obbligazione il prima possibile, ma solo se l’economia ne avrà le condizioni adeguate. Questa decisione segue l’esempio di altre due banche tedesche, Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank, che hanno scelto di tenere aperte le proprie obbligazioni da 300 milioni di euro ciascuna, invece di procedere al rimborso.

L’impatto di questo cambio di rotta da parte delle banche è evidente anche sulle azioni di mercato, poiché la cancellazione di miliardi di dollari di obbligazioni AT1 di Credit Suisse continua a riverberarsi su questo settore, che è stimato a circa 275 miliardi di dollari. Gli investitori, colti di sorpresa da queste decisioni, sono diventati più cauti nell’investire in obbligazioni di emittenti bancari di medie dimensioni. Di conseguenza, i rendimenti delle obbligazioni sono saliti oltre il 10%, rispetto all’8% precedente al salvataggio di Credit Suisse, poiché gli investitori cercano premi più alti per compensare il rischio.

Le obbligazioni AT1 stanno diventando sempre meno appetibili agli investitori

Alessandro Cameroni, portfolio manager presso l’asset manager Lemanik, ha affermato che il mercato delle obbligazioni AT1 si sta dividendo. Le grandi banche, preoccupate per le conseguenze negative di un mancato rimborso, stanno agendo di conseguenza, ma per gli emittenti più piccoli, che vorrebbero effettivamente rimborsare gli investitori, la situazione sta diventando sempre più difficile.

Peter Harvey, gestore di fondi presso Schroders, ha sottolineato che lo stress sul mercato sta dividendo le grandi banche forti dalle istituzioni più deboli. Le banche più piccole e più fragili saranno più inclini a estendere le scadenze delle obbligazioni, irritando gli investitori. Un esempio concreto di ciò è rappresentato dalla RBI, il cui mancato annuncio pubblico di rimborso ha portato gli investitori a non aspettarsi più un rimborso entro metà giugno. La banca ha dichiarato che i costi più elevati per l’emissione di una nuova obbligazione hanno avuto un ruolo nella sua decisione.

Le obbligazioni AT1 sono state concepite come un ammortizzatore per le banche, in grado di assorbire eventuali perdite e contribuire al calcolo delle loro riserve di capitale. Tuttavia, l’appetito degli investitori per queste obbligazioni sta diminuendo. I prezzi delle obbligazioni AT1 sono scesi ai minimi degli ultimi tre anni durante le recenti turbolenze bancarie, secondo Invesco ETF, che monitora il mercato. Secondo il gestore degli investimenti Federated Hermes, i prezzi delle obbligazioni AT1 mostrano che gli investitori si aspettano che solo un decimo delle obbligazioni venga rimborsato come previsto.

Alcune grandi banche, come UniCredit e Lloyds, hanno effettivamente rimborsato le proprie obbligazioni. Tuttavia, altre banche dovranno affrontare scadenze importanti nei prossimi 12 mesi. Ad esempio, Société Générale dovrà rimborsare 3 miliardi di dollari di debito, UBS 2,5 miliardi di dollari e Santander 2,3 miliardi di dollari, sulla base delle dichiarazioni delle banche stesse.

Questa situazione pone un dilemma per le banche che hanno bisogno di prendere in prestito o rifinanziare. Gli analisti di Morgan Stanley ritengono che le banche europee dovranno emettere oltre 400 miliardi di euro di debito AT1 nei prossimi tre anni. Tuttavia, i costi elevati scoraggeranno molte di esse. Come afferma Karsten Junius, capo economista di J. Safra Sarasin, l’alternativa sarebbe aumentare il proprio capitale, ma ciò sarebbe ancora più costoso.