Economia

Le industrie italiane pagano l’elettricità il 20% in più della media Eurozona

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Industrie italiane penalizzate secondo la relazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, presentata in Parlamento dal presidente dell’Authority Guido Bortoni 

Anche se il trend vede una discesa dei prezzi lordi dell’energia elettrica, le industrie italiane pagano, per i loro consumi, il 20% in più della media calcolata per l’Eurozona. Il dato è contenuto nella relazione annuale dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, presentata oggi in Parlamento dal presidente dell’authority Guido Bortoni.

La penalizzazione risulta maggiore per le imprese con un consumo inferiore ai 20 Megawatt/ora, che pagano il 31% in più della media dell’Eurozona mentre le industrie che consumano di più riescono a contenere la differenza all’8% circa.

Per tutte le classi si registra una continuazione del trend “avviato nel 2013, di progressiva riduzione di tale differenziale” riporta la relazione che sottolinea come prezzi lordi più alti sono stati registrati in Germania e Gran Bretagna.

“Nel settore industriale – si legge nel documento – la componente oneri e imposte dei prezzi si conferma inferiore solo alla Germania per incidenza sul prezzo finale (con valori compresi all’incirca tra il 40% e poco più del 50% del prezzo finale)”.

Clienti domestici, cala il differenziale a favore rispetto alla media dell’Eurozona

Nel 2016 i prezzi dell’energia elettrica per i consumatori domestici italiani si sono confermati inferiori ai quelli mediamente praticati nell’area euro. Il differenziale, tuttavia, si è ridotto per la prima volta rispetto agli anni precedenti sia per quanto riguarda i prezzi netti che per quelli al lordo di imposte e oneri.

In particolare, gli italiano pagano l’energia elettrica il 15 per cento in meno rispetto agli altri consumatori dell’Eurozona, al netto delle imposte. Il vantaggio si riduce al 9% al lordo delle imposte.

Il documento chiarisce che il differenziale favorevole è solo per le prime due classi di consumo, fino a 2.500 kilowattora, che comprendono il 74% dei consumatori italiani, per un consumo pari al 52% del totale venduta in Italia al settore domestico.