Economia

Lavoro, Italia bocciata dall’Ocse: ai livelli della Grecia

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Il mercato del lavoro italiano fa passi avanti. Ma il quadro resta ancora preoccupante. È la fotografia scattata dall’Employment Outlook dell’Ocse in cui viene rilevato qualche progresso, recente e in prospettiva, ma complessivamente il lavoro resta scarso per quantità e per qualità.

Nel dettaglio delle percentuali, il rapporto rileva che in Italia la percentuale di occupati sul totale della popolazione tra 15 e 74 anni è tornata quasi al livello pre-crisi, ma al 49,9% resta il terzo tasso più basso tra i paesi Ocse,  davanti alle sole Grecia e Turchia.

E soprattutto tale percentuale è destinata a rimanere tale alla fine del 2018, quando invece Atene sarà salita dal 46 al 48 per cento. Per i 15-64 anni l’occupazione (dati 2015) è al 57% contro la media Ocse di oltre il 66%.

Il quadro non migliora in modo sostanziale quando si passa ad analizzare il tasso di disoccupazione. L’Organizzazione di Parigi nota che, nel mese di aprile, la percentuale di non occupati è in calo, ma all’11,1% resta il terzo più alto tra i paesi industrializzati, 4,5 punti in più rispetto al pre-crisi e non è all’orizzonte il suo ritorno ai giorni migliori. Per il 2018 il tasso di disoccupazione italiano è stimato, invece, all’11,2%.

Per la media Ocse, invece, la risalita all’ante-crisi è prevista tra fine 2018 e inizio 2019, quando il tasso dei senza lavoro dell’area dovrebbe scendere al 5,7% dal 6,2% del quarto trimestre 2016 (e comunque sono 39 milioni di persone).

Intanto, anche sul fronte qualitativo l’Italia del lavoro arranca e finisce nella retroguardia dei Paesi industrializzati. L’insicurezza nel mercato del lavoro, cioè la perdita monetaria attesa in caso di disoccupazione, è quasi il doppio rispetto alla media Ocse. La percentuale di lavoratori che accusano stress da lavoro è al 46,6% contro il 41,4% medio Ocse. La quota di persone in età lavorativa che vivono sotto la soglia di povertà (13,4%) e il divario di reddito tra uomini e donne (45,3%) sono piu’ alti delle media Ocse (10,6% e 39% rispettivamente).