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LAVORO IN CRISI, A RISCHIO UN’INTERA GENERAZIONE

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(WSI) – In netto contrasto con i “green shoots” (germogli verdi) – quanti ritengono che la recessione avrebbe toccato il fondo e che stiano emergendo segnali di ripresa – l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) stima che la disoccupazione nei paesi del G-8 rischia di raddoppiare entro la fine del 2010. I mercati del lavoro sono nel pieno della crisi, in particolare i tassi di disoccupazione giovanile superano il 20% in molti Paesi del G8 e c’è il rischio che un’intera generazione sia condannata.

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Il quadro tracciato dai rappresentanti delle global unions nell’incontro di oggi a Palazzo Chigi, preparatorio del vertice del G-8 dell’Aquila è sulla stessa lunghezza d’onda delle previsioni dell’Ocse che indica sul calo del 4,3% del Pil nel 2009 nei paesi Ocse e del 2% a livello globale. I sindacati internazionali sollecitano i governi a combattere il rischio di deflazione salariale, a invertire la crescita della disuguaglianza con l’estensione della contrattazione collettiva, fornendo un sostegno al reddito con l’ampliamento dei sussidi di disoccupazione. Le aziende colpite da difficoltà creditizie temporanee vanno aiutate con politiche di sostegno dei regimi di orario di lavoro breve, in risposta alle cadute temporanee della domanda e delle vendite. La proposta è quella di ridurre il numero delle ore, invece, di tagliare il numero dei lavoratori.

Affrontare il problema del precariato, che sta colpendo un numero crescente di lavoratori, in particolare le donne. Contro al crisi la ricetta delle Unions passa anche per lo sviluppo degli investimenti di “green economy”, (economia verde), perchè con un “Green new deal” si potranno creare molti posti di lavoro. I sindacati chiedono di sedersi al tavolo del G8 perchè «i lavoratori che rappresentiamo non hanno fiducia che questi governi e bancheri faranno bene».

Per le imprese, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, considera una priorità l’impegno a «evitare la logica protezionistica perchè aggraverebbe la recessione internazionale», sono già «47 Paesi che hanno preso misure restrittive e questo non va bene». Secondo Emma Marcegaglia «per un modello sostenibile di crescita bisogna sviluppare i percorsi di formazione orientati alle esigenze del mondo produttivo». In questo contesto, il dialogo sociale ha «grande valore e va mantenuto». Le imprese italiane, ha aggiunto la Marcegaglia, sono «pronte a raccogliere la sfida di un’economia verde: il nuovo driver di sviluppo», nel prossimo vertice di Copenaghen «tutti i Paesi devono prendere gli stessi impegni e la regolazione deve essere chiara e definita».

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