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La trappola dell’orso, rally che dura da un mese volge al termine

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ROMA (WSI) – Nelle ultime sedute, il toro è tornato ad affacciarsi sui mercati. Ma la sua, secondo lo strategist Lance Roberts, è stata solo una parentesi, in un periodo dell’anno noto per essere “stagionalmente solido”. Dai dati della Federal Reserve che risalgono al 1957, si evincono infatti i momenti in cui l’azionario Usa ha visto protagonisti gli acquisti e le vendite.

L’anno viene diviso in due fasi: quella che va da novembre ad aprile, e quella da maggio a ottobre.

Nel primo caso (novembre-aprile), in base a dati statistici, si apprende che dal 1957 circa, i mercati sono saliti 44 volte scendendo 15 volte, mentre nel periodo maggio-ottobre sono saliti 38 volte e scesi 21 volte.

Nel primo periodo, in media, il rialzo è stato +10,52%, rispetto al +7,35% del secondo periodo, mentre i cali sono stati rispettivamente -6,40% e -9,02%.

Il massimo incremento tra novembre ed aprile è stato +25,59% e di +25,96% tra maggio e ottobre. La perdita maggiore tra novembre ed aprile è stata -20,96% nel primo periodo e -37,07% nel secondo.

Esiste una probabilità che i mercati tenteranno di salire nei prossimi due mesi, in particolare a causa del riposizionamento da parte dei gestori di portafogli, che vorranno ovviare alle occasioni perse durante l’estate.

Tuttavia, è importante comprendere che non tutti i periodi stagionalmente forti sono stati positivi, dal momento che anche in questi casi esiste la possibilità che si presenti o vada avanti una fase di correzione. Il toro può essere dunque tornato, ma è molto probabile che, secondo lo strategist, gli investitori stiano agendo nella trappola dell’orso.

D’altronde, si assiste alla debolezza nella crescita dei fatturati e dei margini di profitto delle aziende; al deterioramento dei dati economici; alle pressioni deflazionistiche; a un sentiment che diventa sempre più ribassista; al calo dei livelli dei debiti a margine; alla contrazione dei rapporti P/E.

Occhio al grafico, aggiornato al 26 ottobre del 2015, che conferma come il numero dei “segnali buy” sia esploso nelle ultime settimane e che l’ottimismo da toro ha scatenato un rally, che dal 2008 è supportato dai livelli tra i più alti nella storia di short interest. (Lna)